Prosegue l’intensa attività a contrasto della pesca abusiva di vongole messa in atto in sinergia dai Carabinieri forestali di Ravenna e dagli agenti della Polizia Provinciale. Pochi giorni fa, in località Lido di Dante, Foce del torrente Bevano, all’interno della Riserva Naturale dello Stato “Duna Costiera Ravennate e foce Torrente Bevano”, area naturalistica di pregio e soggetta ad elevata protezione, una pattuglia in appostamento notturno, posizionata in zona strategica ed in collegamento con le altre, avvistava due auto sospette procedere a fari spenti che poi si fermavano. Poco dopo i militari della Stazione CC forestale di Ravenna e del Nucleo Tutela Biodiversità Carabinieri di Marina di Ravenna avvistavano 6 pescatori di frodo in attività di prelievo illecito di vongole con attrezzi e strumenti vietati e con l’uso di natanti che permettevano, ai bracconieri, di spostarsi agevolmente lungo la Foce del Bevano. Terminate le attività di pesca, i 6 soggetti caricavano il prodotto pescato nei rispettivi automezzi e, con il favore dell’oscurità, si allontanavano a forte velocità. Gli Agenti della Polizia Provinciale riuscivano a bloccare una delle due automobili con a bordo tre dei cinque bracconieri, i restanti, a bordo del secondo veicolo, riuscivano a dileguarsi a piedi abbandonando l’automobile che veniva, poco dopo, rintracciata dalla pattuglia dei Carabinieri forestali. All’interno venivano rinvenute casse contenenti il frutto dell’attività di pesca illecita. Il personale operante procedeva a identificare i tre soggetti fermati che risultavano essere residenti nel comacchiese e a deferirli in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per bracconaggio ittico, reato sanzionato con l’arresto da due mesi a due anni o l’ammenda da 2.000 a 12.000 euro, nonché per distruzione e deterioramento di habitat protetto. Contestualmente venivano posti sotto sequestro i due autoveicoli, l’imbarcazione utilizzata con il relativo motore ed un quantitativo di vongole pari a oltre 300 kg destinato ad essere smerciato “in nero”. Il pescato veniva immediatamente reimmesso in mare.
Questo intervento testimonia l’attenzione posta dalle forze di polizia – operanti in perfetta sinergia – su questo particolare fenomeno illecito. È doveroso sottolineare che un ecotono, ovvero una zona di confine e di passaggio tra due ecosistemi differenti, come la Foce del Bevano, si caratterizza per un’elevata biodiversità in termini di habitat e specie e, di conseguenza, per il suo delicato equilibrio. Attività illecite come la pesca di molluschi con mezzi quali motopompe e rastrelli determinano un’asportazione completa di circa 15/30 cm di substrato melmoso o sabbioso e con esso di tutte le comunità bentoniche presenti quali crostacei, molluschi, echinodermi, tunicati, anellidi, in tutti gli stadi di vita, comprese, ovviamente, le vongole del genere Tapes o Ruditapes. A questo va aggiunto anche il disturbo recato dall’intorbidimento dell’acqua che ne diminuisce la trasparenza e, quindi, il passaggio della luce, fondamentale per la sopravvivenza di molte specie. Non meno importanti sono le conseguenze anche sul piano della sicurezza alimentare e della libertà di iniziativa economica in quanto vengono immessi nel circuito della ristorazione notevoli quantitativi di molluschi privi di tracciabilità che vanno a penalizzare i pescatori regolari e gli esercenti che rispettano la filiera alimentare e la normativa sanitaria vigente.