Le terribili gelate di fine marzo-inizio aprile presentano un conto salatissimo all’agricoltura provinciale. “I nostri tecnici – commenta il Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte – hanno terminato pochi giorni fa di elaborare e segnalare agli enti competenti i dati relativi alla calamità abbattutasi sui campi dell’intera provincia. Si è trattato di un lavoro imponente, prosegue il Presidente – basti pensare che i nostri operatori, lavorando ‘da remoto’ e senza far muovere gli agricoltori dalle proprie abitazioni, hanno rilevato oltre 2.200 coltivazioni danneggiate, per un totale di circa 1.000 imprese agricole coinvolte”. Un risultato, dunque, che purtroppo conferma quanto avevamo comunicato nei giorni immediatamente successivi alle gelate, con danni rilevantissimi all’intera produzione frutticola ravennate che fanno della nostra provincia quella più colpita dal fenomeno climatico in tutta l’Emilia-Romagna.
Entrando nel dettaglio, su più di 5.500 ettari rilevati, per una produzione potenziale che supera il valore di 1 milione e 378mila quintali, la percentuale media del danno tocca addirittura l’88% sull’albicocco, ma le perdite medie sono ingentissime anche per kiwi (86%) e pesco e nettarine (84%). Se il danno stimato sulla vite è pari al 61%, spaventa e non poco la media del danno provinciale rilevato sulle principali colture frutticole che raggiunge il 75%.
“Il lavoro dei nostri tecnici – aggiunge il Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini – ha consentito di coprire con le segnalazioni tutti i fogli di mappa della provincia, così da segnalare e garantire responsabilmente anche chi, nel pieno dell’emergenza sanitaria, non fosse magari venuto a conoscenza della necessità di comunicare il danno patito, col rischio quindi di poter poi non accedere ai benefici di legge”.
Si sottolinea, inoltre, che accogliendo la proposta di Coldiretti, la Regione Emilia-Romagna, tramite l’assessore Mammi, ha chiesto al Ministero di derogare alle disposizioni della legge 102 sui danni da calamità, potendo così inserire tra le coltivazioni segnalate, e quindi risarcibili, anche quelle che erano assicurabili. Per tali fattispecie, infatti, l’assicurabilità risultava in parte vanificata dalle limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti da parte degli agricoltori a seguito dell’epidemia di covid-19.