Firmato oggi a Bologna il Patto per il Lavoro e per Il Clima, un patto sul quale però il mondo ambientalista si è diviso, pur mantenendo un atteggiamento fortemente critico sul piano che dovrà concretizzare tutte le parole di questi mesi riguardanti l’emergenza climatica: sia per Legambiente, che ha firmato il patto insieme ad altre 54 realtà (enti locali, sindacati, imprese, i quattro atenei regionali, l’Ufficio scolastico regionale, Rete Comuni Rifiuti Zero, Terzo settore e volontariato, professioni, Camere di commercio e banche) sia per la Rete Emergenza Climatica, che rappresenta 71 associazioni ambientaliste e non ha firmato il patto, il rischio è di trovarsi di fronte ad uno spot elettorale fine a sé stesso con traguardi fissati irraggiungibili. Il progetto di rilancio e sviluppo della regione fondato sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che deve guidare la transizione ecologica e nel frattempo contrastare le disuguaglianze fra le persone, punta, dal punto di vista ambientale, a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, il 100% di energie rinnovabili entro il 2035, a costruire 1000 Km di piste ciclabili a ridurre il traffico privato a motore del 20% entro il 2025, a spingere la mobilità privata verso l’elettrico, alla riforestazione e punta ad un’accelerata al superamento delle plastiche monouso, a ridurre i rifiuti non riciclati almeno a 110 Kg pro-capite, portando la raccolta differenziata all’80% al 2025. Tutti obiettivi condivisi, ma la paura è che rimangano solo sulla carta.