DCIM100GOPROGP__0105.JPG

A Maria Cecilia Hospital di Cotignola, l’équipe di Aritmologia ed Elettrofisiologia si è dotata di un ulteriore sistema di crioablazione, denominato POLARx, che permette di intervenire sulle vene polmonari, nelle quali si origina la Fibrillazione Atriale, mediante una singola erogazione di crioenergia.

La crioablazione è la tecnica d’elezione per il trattamento della Fibrillazione Atriale che, attraverso un catetere a palloncino (cryoballoon), consente di localizzare e congelare il tessuto cardiaco responsabile del battito irregolare, ripristinando un ritmo cardiaco regolare.

Studi clinici internazionali hanno dimostrato l’efficacia del nuovo sistema di crioablazione POLARx che riduce significativamente le tanto temute recidive nei soggetti con fibrillazione parossistica, allontanando così il paziente da ulteriori ospedalizzazioni. Inoltre, consente allo specialista di eseguire la procedura in tempi estremamente rapidi con l’utilizzo di una consolle innovativa, avendo sotto controllo tutti i parametri tecnici e clinici.

Maria Cecilia Hospital è il primo ospedale italiano e tra i primi 5 centri in Europa con il più alto volume di procedure di crioablazione.

“L’équipe di Aritmologia ed Elettrofisiologia di Maria Cecilia Hospital tratta ogni anno una media di 400 pazienti affetti da Fibrillazione Atriale – commenta il dott. Saverio Iacopino, responsabile dell’Unità Operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia a Maria Cecilia Hospital e per le strutture di GVM Care & Research –. Puntiamo sempre ad adottare tecnologie, tecniche e procedure d’avanguardia per massimizzare l’efficacia dei trattamenti e restituire il massimo beneficio possibile ai pazienti”.

La Fibrillazione Atriale è una delle alterazioni più frequenti del ritmo cardiaco e colpisce in particolare gli anziani, con percentuali sul totale della popolazione che vanno dall’1,3% per pazienti sotto i 65 anni al 9-10% per quelli sopra i 76 anni. In Europa 8,8 milioni di persone soffrono di fibrillazione atriale (rapporto RAND Europe 2015). La patologia, spesso asintomatica, è riconducibile ad un’attività elettrica caotica nelle camere superiori del cuore (atri) che porta a una progressiva perdita delle contrazioni cardiache ed è responsabile del 20% degli ictus ischemici a causa della formazione di coaguli. L’ictus colpisce ogni anno 200mila italiani e rappresenta, tuttora, la prima causa di morte e la terza di invalidità. Per chi soffre di Fibrillazione Atriale, il rischio ictus è di 3-5 volte superiore rispetto ad altri pazienti.