Inizia quest’oggi il fermo pesca per l’areale Trieste-Ancona. Proseguirà fino al 9 settembre 2018. Per Alleanza delle Cooperative è l’occasione di fare il punto sul provvedimento. L’ACI Pesca rappresenta 450 imprese di pesca nelle marinerie di Cattolica, Rimini, Bellaria, Cesenatico e Ravenna, con oltre 1700 addetti.
La prima considerazione, come spiega il responsabile di settore di Legacoop Romagna, Gabriele Zelli, «è di soddisfazione per l’applicazione a scacchiera del fermo. Contrariamente a quanto temevano gli operatori del settore, c’è stata una conferma dei contenuti dei decreti precedenti e di conseguenza l’applicazione del fermo pesca avrà le date differenziate sul territorio nazionale».
Il fermo temporaneo aiuterà la presenza e lo sviluppo delle specie ittiche che malgrado la continua riduzione dello sforzo di pesca degli ultimi anni soffre di fragilità ed incostanza. Le date differenziate del fermo nel mare Adriatico servono per cogliere le diverse peculiarità del mare e nel contempo garantire per tutto il periodo estivo una presenza del prodotto ittico dell’Adriatico al consumatore.
«Ma se non si interviene con un’appropriata analisi delle criticità dovute alle attività extra pesca e provare a ragionare seriamente sullo stato del mare non servirà a molto», prosegue Cristian Maretti presidente di settore Legacoop Agroalimentare Nord Italia, «anche perché i contributi compensativi dei fermi degli anni precedenti devono in alcuni casi ancora arrivare».
«La sensibilità dei pescatori nei confronti della risorsa che sostiene la loro attività non è in discussione, maggiore attenzione invece è richiesta da quei settori economici che vedono nel mare un grande spazio di scarico, non solo di plastica che oggi è particolarmente all’attenzione dell’opinione pubblica», aggiunge Zelli.
«L’applicazione di limitazioni allo sforzo di pesca una costante degli ultimi 20 anni, ora occorre equilibrio perché si è visto che ricadono sui pescatori colpe non loro. Occorre tenere conto di questo equilibrio anche quando si andrà a delimitare le nuove zone nel nord Adriatico dei Siti di Interesse Comunitario che nella proposta oggi presentata appaiono veramente troppo ampie», conclude Maretti.