Sono nel terzo tempo della vita, ho voglia di fare altro. Quando arrivi ai 70 anni ti accorgi che vuoi fare altro. Da giovane pensi che sono gli altri a invecchiare, poi arriva il tuo turno e diventa una cosa inedita della tua vita con gli acciacchi, i malanni, ma con gli anni ti accorgi di aver fatto tutto”. Così l’attore Ivano Marescotti, 76 anni, sabato scorso alla 72^ edizione di Italia Film Fedic, la Mostra del Cinema di Montecatini organizzata dalla Fedic – Federazione Italiana Cineclub, una delle nove Associazioni di Cultura Cinematografica riconosciute dal Ministero dei Beni Artistici e Culturali, nata nel 1949, dove gli è stato consegnato il premio alla carriera. Con grande sorpresa nel mondo dello spettacolo, nel febbraio di quest’anno, l’attore romagnolo ha deciso di ritirarsi dalle scene e di dedicarsi esclusivamente al “Teatro Accademia Marescotti” che dirige a Ravenna dal 2016 per la formazione di attori e attrici, aperto a tutti. Ma, al tempo stesso, è anche convolato a nozze con la sua compagna Erika, sposandosi a fine marzo nel suo piccolo Comune di nascita, Villanova di Bagnacavallo in provincia di Ravenna, con una cerimonia celebrata interamente in dialetto romagnolo.
“Mi danno premi alla carriera – ha dichiarato dal palco del Cinema Imperiale, intervistato dal direttore artistico Paolo Micalizzi – e questo, immagino, significhi che questa carriera sia ormai finita. Ho iniziato a fare l’attore molto tardi, ho conosciuto più di 100 registi, altrettanti a livello teatrale, più di 120 film, spaziando dal comico al drammatico. C’è un terzo tempo della vita, fino a 70 anni ho fatto quello che ho fatto e resta lì, ora ho altre idee per la testa”. E in merito alla differenza tra cinema e teatro ha sottolineato che “dopo 20 o 30 repliche in teatro mi sarei anche un po’ stancato. Invece per un anno o due devi fare sempre lo stesso spettacolo. Mi sono trovato a fare la stessa piece per cento volte. Al cinema è diverso: fai il ciak e poi non lo rifai più. Il cinema è come la vita, non si ripete più. Fai un gesto e non lo ripeti più. Non c’è la noia delle ripetizioni come in teatro”.
Sul mestiere dell’attore, Marescotti ha rimarcato: “Come attore devi rendere credibile la battuta, il regista non può dirti come recitare. Lui è Dio, può decidere se farti morire oppure no, ma l’attore è colui che crea il personaggio. Oggi l’America – dove ho girato alcuni film importanti – soffre di questo handicap moralistico del politicamente e socialmente corretto. Se in un film mi chiamano per fare la Regina di Inghilterra io la faccio. Se cominci a dare un giudizio sul personaggio sei già fuori strada. Per esempio, io ho interpretato un nazista, un ruolo cattivissimo, non ho dato giudizi su quel personaggio. È una bugia chi dice che ha sentito dentro questo personaggio. Recentemente Tom Hanks, grandissimo attore, ha detto che non rifarebbe Philadelphia perché quel ruolo deve farlo un gay. Io non sono d’accordo: l’unica dote indispensabile dell’attore è la disponibilità ad entrare in quel personaggio ma senza dare giudizi”.
Quella di Ivano Marescotti è stata un’intensa attività di attore, regista teatrale, insegnante di recitazione e drammaturgia. Ha iniziato nel 1981 ad esibirsi in teatri locali e dal 1985 ha preso parte di importanti compagnie nazionali lavorando, tra gli altri, con Giorgio Albertazzi, Leo De Berardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Valerio Binasco. Dall’esordio nel cinema nel 1989 ha recitato in oltre 120 tra film, cortometraggi, serie TV e Fiction RAI e Mediaset a fianco di registi del calibro di Silvio Soldini, Roberto Benigni, Ridley Scott, Anthony Minghella, Klaus Maria Brandauer, Marco Risi, Pupi Avati, Carlo Mazzacurati, Marco Tullio Giordana, Antonio Fuqua, Giulio Base e Gabriele Muccino. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e vinto svariati premi, tra cui due Nastri d’Argento(“Assicurazione sulla vita”, 2003, di Tomaso Cariboni e Augusto Modigliani; “A casa tutti bene”, 2018, di Gabriele Muccino). Nel 2011 ha inciso per le edizioni Zanichelli, i 100 Canti della Divina Commedia per uso commerciale e scolastico. Profondamente legato alla sua terra, la Bassa Romagna, inizia nel 1993 un importante recupero del suo dialetto e porta a Teatro i testi di Raffaello Baldini. Dal 2004 attraverso la “Patàka Comunication srl” realizza i propri progetti culturali.