Auspichiamo che il nuovo governo dia gli strumenti ai comuni per ridurre la pressione fiscale sui beni strumentali
“Il mondo delle imprese turistico ricettive – afferma Nicola Scialfa presidente Federalberghi Confcommercio Ravenna – è fortemente provato da una pressione fiscale che va oltre ogni sostenibilità e che si mantiene superiore alla media dei paesi dell’eurozona. Con l’insediamento del nuovo governo non possiamo che condividere l’auspicio del presidente Federalberghi Bernabò Bocca affinché le cose cambino davvero rispetto alla situazione attuale.
A ridosso della scadenza del pagamento di Imu e Tasi del prossimo 18 giugno i comuni andranno “all’incasso” della prima rata 2018 per le principali categorie di immobili quali prime case di lusso, seconde case, negozi, uffici, capannoni e terreni non agricoli.
“La tassazione sugli immobili, nelle sue diverse componenti, ha raggiunto un peso insostenibile. Federalberghi ha stimato che gli alberghi italiani paghino ogni anno circa 894 milioni di euro solo di Imu e Tasi, equivalenti ad una media di 26.956 euro per albergo e 819 euro per camera. L’onere è aggravato dal fatto che l’imposta si paga anche se la struttura è chiusa o vuota”.
Per questo motivo – sottolinea Scialfa – diventa vitale la riduzione della pressione fiscale sui beni strumentali, escludendo gli immobili strumentali dall’Imu, o quantomeno rendendola interamente deducibile dal reddito d’impresa. Se questa riforma fosse attuata per le imprese alberghiere delle nostre località avrebbero significherebbe avere più risorse da investire nella promo-commercializzazione e quindi rendere meno pesante il fenomeno della sharing economy
“Buona parte dell’imposizione sulle nostre attività – conclude Scialfa – deriva dai livelli territoriali di governo, rispetto ai quali proponiamo di commisurare TARI e TASI all’effettivo utilizzo della struttura: è ingiusto pagare anche quando si sta chiusi”.