False assunzioni per ottenere permessi di soggiorno. Anche il territorio di Ravenna ricade all’interno di un’indagine della Squadra Mobile della Questura di Padova che ha portato iscrizione di 78 persone nel registro degli indagati. L’operazione ha portato alle perquisizioni domiciliari e a misure cautelari e interdittive disposte dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Padova, nei confronti di 5 persone residenti nelle province di Padova e Rovigo. Associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina l’accusa da parte dell’autorità giudiziaria.
In cambio di denaro da parte degli stranieri, l’organizzazione presentava richieste di rilascio di permessi di soggiorno per motivi di lavoro, seguendo i dettami del decreto flussi 2020, fingendo assunzioni in diverse aziende fittizie con sedi e unità locali fra Venezia, Rovigo e Ferrara. L’inchiesta sta però coinvolgendo anche le province di Vicenza, Treviso, Ferrara, Parma, Ravenna e Rimini. Al momento gli inquirenti stanno indagando sulle richieste pervenute dal 2020 ad oggi.
Tra gli indagati anche un consulente del lavoro e un avvocato laureato in Spagna, iscritto nella sezione speciale avvocati dell’Ordine di Vicenza. Per entrambi è stato disposto il divieto di esercitare la professione per 6 mesi. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso materiale e ideologico.
Il consulente del lavoro metteva a disposizione le proprie credenziali di accesso alle banche dati dei vari enti pubblici, elaborando i documenti e le attestazioni necessarie (i falsi contratti di assunzione, i cedolini stipendiali, lettere di licenziamento), registrandoli al Centro per l’impiego territoriale, contribuendo a simulare i rapporti di lavoro di fatto inesistenti tra i numerosi stranieri irregolari e le società oggetto di indagine.
L’avvocato, già coinvolto in una passata indagine, metteva a disposizione i documenti rimanenti per ottenere i permessi. Le richieste di regolarizzazione erano state presentate su diverse Prefetture e Questure per eludere i controlli.
L’indagine ha preso avvio sul finire del 2020 a seguito degli accertamenti effettuati dalla Questura di Padova per verificare i rapporti lavorativi dichiarati e documentati da alcuni soggetti di nazionalità nigeriana in sede di richiesta di rinnovo e conversione del titolo di soggiorno per motivi di lavoro, essendo emersi dubbi circa l’effettività dei rapporti dichiarati. In occasione delle prime visite ispettive operate in collaborazione con gli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Venezia, Rovigo e Ferrara presso le società individuate è stata riscontrata la totale assenza di locali e dipendenti. Nessuna delle attività dichiarate (commercio all’ingrosso di carne fresca, congelata e surgelata, acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare, trattamento e rivestimento dei metalli e commercio all’ingrosso di materiali da costruzione) è risultata essere realmente svolta, ciò a fronte di 86 assunzioni operate nel 2020 ed ulteriori 88 nel 2021 (in virtù sia del decreto flussi che delle procedure di emersione).