A Faenza, martedì 8 agosto, riaprirà al pubblico Casa museo Guerrino Tramonti. Si sono infatti conclusi i lavori, dopo l’alluvione dello scorso maggio, di ricostruzione muri, pavimenti e impianti distrutti o danneggiati.
Martedì 8 agosto ore 11 incontro con la stampa alla presenza del SIndaco Massimo Isola. Ore 11.30 visita guidata aperta al pubblico e brindisi.
La Casa-Museo Guerrino Tramonti custodisce ed espone l’intero percorso dell’artista, dalle sculture degli esordi negli anni Trenta ai dischi dipinti con colori sgargianti e rivestiti con cristallina a grosso spessore; dai vasi-scultura di grès bianco degli anni Sessanta ai dipinti ad olio su tavola dell’ultimo periodo di attività. E’ inserita nel Sistema Museale Nazionale (Mibact), riconosciuta dal Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia Romagna “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia Romagna” e fa parte dei Musei dell’Unione della Romagna Faentina (Miurf).
Dichiara Marco Tramonti, figlio dell’Artista e Presidente della Fondazione e Casa Museo:
“Il Museo Guerrino Tramonti si trova nella casa in cui sono nato, che mio padre fece costruire agli inizi degli anni ‘60, pensando al suo laboratorio, allo spazio per i suoi materiali, al negozio in cui mia madre vendeva le sue ceramiche e alle abitazioni per la sua famiglia.
Mi sono impegnato tanto, dalla sua scomparsa, per essere il degno custode del suo lascito, convinto di quanto ancora avessimo da scoprire di lui, attraverso le sue opere.
Quella notte, ho visto entrare in casa il fiume, con tutta la forza devastante di cui la natura è capace, lo stesso fiume che avevo visto per tanto tempo scorrere tranquillo sotto i ponti della città.
L’attesa per poter scendere nuovamente le scale, invase dall’acqua, e rientrare dove oggi ci sono il Museo e il Deposito, è stata lunghissima, un tempo in cui ho temuto il peggio e che ho vissuto preparandomi al peggio.
Un colpo al cuore vedere le opere sfregiate e umiliate da acqua e fango, muri divelti o pezzi di pavimento che affioravano.
In tutto conserviamo circa 2.200 opere, tra ceramiche, sculture e dipinti; poi l’archivio, gli stampi, i cavalletti che mio padre usava per dipingere, che vedevo galleggiare e non potevo accettare marcissero nel fango.
E’ stato un duro lavoro reso possibile, in così breve tempo, grazie all’impegno della mia famiglia, tutta, delle Istituzioni che non ci hanno mai lasciato soli, delle persone che ci conoscono o che hanno saputo e sono venute, spontaneamente, in nostro soccorso, e degli artigiani, che hanno lavorato coscienziosamente e senza sosta dandoci modo di riaprire così velocemente”.