“Il Piano Sociale e Sanitario dell’Emilia-Romagna per il triennio 2017-2019 è uno degli strumenti più rilevanti dell’azione politica della Giunta regionale. È la leva e nello stesso tempo il motore di una nuova visione di welfare che punta all’ammodernamento e al miglioramento dei nostri servizi. I precedenti PSSR hanno costruito l’architettura della rete dei servizi sociali e sanitari integrati, delineando un sistema di welfare universale, equo, partecipato, radicato nel territorio della regione.”
Questo input che è ripreso dal sito della Salute della Regione ci dice quanto sia importante questo strumento che Faenza Coraggiosa ritiene indispensabile se attuato come previsto.
Esso si pone tre obiettivi.
Il primo è quello della lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà.
Come secondo obiettivo viene confermato il Distretto quale snodo strategico e punto nevralgico dell’integrazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria.
Il terzo è quello di far nascere e sviluppare strumenti nuovi di prossimità e di integrazione dei servizi sanitari e sociali,leggi “case della salute”.
Secondo noi essi sono temi fondamentali che si attuano attraverso i 38 distretti sociosanitari emiliano-romagnoli. Uno di questi distretti è quello Faentino. Per Faenza Coraggiosa il piano di zona si dovrebbe costruire attraverso la piena progettazione partecipata degli enti del terzo settore e dei cittadini.
Il Piano Sociale e Sanitario dell’Emilia-Romagna recita:
“Occorre pertanto puntare a un sistema di welfare più coeso, dinamico e partecipato, che si pone l’obiettivo di aggredire i problemi anche attraverso la ricostruzione delle reti sociali, chiamando alla corresponsabilità gli utenti stessi con politiche abilitanti e iniziative di co-progettazione in grado di fare interagire tutte le risorse economiche e umane territoriali e che punti prioritariamente a prendersi cura, sostenere e proteggere le persone più fragili e bisognose, anche valorizzandone le capacità e potenzialità.
A questo scopo occorre inserire dentro la programmazione strumenti per far confluire nel sistema risorse aggiuntive dei soggetti di cui sopra, per consolidare e innovare la rete dei servizi.
Tra gli attori particolarmente presenti nel sistema di welfare comunitario vi sono i soggetti del Terzo settore, produttori essi stessi di molti servizi di area sociale e spesso soggetti innovatori sul piano della progettazione e sperimentazione di nuovi interventi. Sono quindi a tutti i livelli territoriali un interlocutore fondamentale per la salvaguardia e il miglioramento del sistema di welfare regionale.”
I 38 ambiti distrettuali della Regione Emilia-Romagna tra cui quello di Faenza hanno presentato e sottoscritto il 31 luglio 2018 i Piani di zona distrettuali per la salute e per il benessere sociale triennali 2018/2020
La Regione Emilia-Romagna ha deciso di prorogare di un anno il Piano Sociale e Sanitario portandolo dal 2020 al 2021, mantenendo le 40 schede d’intervento in essere, che si traducono in ambiti di azione; di conseguenza si è deciso di rimandare la pianificazione triennale partecipata all’anno prossimo.
La chiusura della progettazione partecipata triennale. ci dovrebbe essere a giugno 2021, invece ci sarà nella prossima primavera 2022.
Come Faenza coraggiosa ci auguriamo che tale posticipo non sia dovuto solo ad un inerzia che in un periodo seppur difficile anche a causa della pandemia non abbia attuato i tavoli di progettazione partecipata.
Come Faenza Coraggiosa auspichiamo che ci si sia dato questo tempo di un anno per ripartire con un più efficace welfare comunitario.
Questo tempo può permettere all’Urf, al Distretto, ai Servizi alla Comunità di ascoltare i bisogni del territorio in profondità e con attenzione, che è uno dei primi obiettivi dei Piani di Zona, e attuare una piena e condivisa progettazione partecipata.
Sarebbe perciò importante come prima fase fare una valutazione dei risultati raggiunti dal Piano appena terminato.
Inoltre può permettere di integrare le politiche socio-sanitarie con l’importante Patto per il Lavoro ed il Clima della Regione, come previsto e aumentando il dialogo con coloro che ne sono firmatari tra cui i sindacati.
Infine questo tempo può permettere di uniformare i piani di zona con il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, soprattutto per quanto riguarda la Missione 5, Inclusione e Coesione e la Missione 6, Salute, dello stesso PNRR.
All’interno del quadro generale ci sembra importante segnalare l’emergenza abitativa che si fa sempre più ampia, in quanto c’è una fascia di persone vulnerabili a cui a Faenza è precluso il mercato immobiliare.
Per questo sono da valorizzare i progetti di housing sociale e che favoriscono l’autonomia abitativa.