Impianti di eolico off-shore a Ravenna e Rimini bloccati da due anni da lungaggini burocratiche e pareri contrari di alcune delle amministrazioni locali coinvolte: ecco il vero “partito del NO”, (dal quale pare essersi sganciato in queste ore il PD di Rimini).
Anche per protestare contro questo inspiegabile blocco, tanto più in tempi di crisi energetica e rincaro delle bollette di imprese, famiglie ed enti locali, sabato mattina Europa Verde/Verdi Emilia-Romagna parteciperà a Ravenna alla manifestazione a sostegno dell’uscita dalle fonti fossili, per le rinnovabili e la pace.
Mentre in Italia è in piena attività il “partito del NO” che blocca le rinnovabili, è al lavoro anche la lobby favorevole all’attuale governance dell’ENI, sorda ad ogni richiamo all’emergenza climatica e alla necessità di avviare un serio programma di decarbonizzazione; al contrario della dirigenza di Enel, che si è impegnata a diventare carbon neutral al 2045 e ad investire 210 miliardi di euro nelle rinnovabili al 2030.
Riaprire le inquinanti centrali a carbone, diminuire l’import di gas dalla Russia per compensarlo con gas proveniente da altri Paesi e con i rigassificatori, e incrementare le estrazioni di metano dai pozzi in Adriatico: a questo pensa il governo invece di puntare in maniera più decisa sulle rinnovabili. In realtà la quantità esigua di gas nazionale che si potrebbe ancora estrarre coprirebbe pochi mesi di fabbisogno – e non prima di un anno – di fronte a danni irreversibili dovuti ai fenomeni della subsidenza e della risalita del cuneo salino marino nel Delta del Po.
“Continueremo a batterci contro il “partito del NO” alle rinnovabili e a favore del “partito del SÌ” – del quale siamo soci fondatori – ad un sistema energetico green, decentrato, alimentato da quelle fonti sostenibili di cui disponiamo in abbondanza e non dobbiamo importare: sole e vento – dichiarano Silvia Zamboni e Paolo Galletti, coportavoce di Europa Verde Emilia-Romagna – È questa la strada per smettere di dipendere dal gas di importazione e per smettere di finanziare indirettamente le dissennate e ingiustificabili avventure belliche di Vladimir Putin che stanno devastando l’Ucraina e causando la morte di civili inermi e militari”.