La commemorazione del gerarca fascista Ettore Muti torna ad animare il dibattito ravennate. A riaccendere la discussione è la Consulta Provinciale Antifascista, con una lettera aperta diretta al sindaco di Ravenna Michele de Pascale, per chiedere la convocazione del Comitato Antifascista e porre quindi un’argine alle manifestazioni di Forza Nuova, la quale sembra aver scelto Ravenna come piazza prioritaria delle proprie azioni.
Il testo della lettera:
“Esaminate le ripetute provocazioni di stampo fascista, neofascista, razzista, xenofobo e diffamatorio palesatesi in Ravenna, nel corso del corrente 2019 e cioè:
1) l’apologetica celebrazione annuale del gerarca fascista Muti (già oggetto di altro esposto alla Procura della Repubblica ravennate), resa ancor più inaccettabile per la reiterazione di panegirici e saluti fascisti espressi in pubblico con l’intento di suscitare consensi e diffondere concezioni fasciste notoriamente centrate sulla superiorità e l’odio razziale, quindi di per sé reato ai sensi della legislazione vigente e della sua interpretazione della Suprema Corte di Cassazione. L’inaccettabile manifestazione fascista è stata attuata a fine agosto nei pressi del Camposanto e per di più ai piedi del monumento al Marinaio d’Italia. Essa viola l’ordine democratico costituzionale in modo oltre a tutto provocatorio. Contro di essa, come ogni anno, si sono levate differenti e forti avversioni. Tali proteste hanno riguardato anche l’atteggiamento tollerante tenuto dall’Autorità di pubblica sicurezza, che non ha ancora accolto il pressante invito a vietare il raduno fascista. In tale reazione è stato da alcuni, strumentalmente oltre che erroneamente, coinvolto il Sindaco, al quale notoriamente non spetta tale potere.
2) Le reiterate, diffamanti ed odiose espressioni contro la medaglia d’oro al valor militare on. Arrigo Boldrini (già oggetto di ulteriori citazioni al Tribunale di Ravenna) che hanno trovato l’ospitalità ed il protagonismo in personaggi del centro destra locale.
3) Le ripetute minacce razziste, xenofobe, fasciste contro cittadine e cittadini democratici impegnati nella società civile (alcune già oggetto di querela alla Procura della Repubblica ravennate).
4) I provocatori raduni promossi da Forza Nuova, organizzazione già classifica da sentenze della Corte di Cassazione del 2010 e del 2011 come antisemita e neofascista, che pare aver scelto Ravenna quale una piazza prioritaria del suo pericoloso procedere in Italia.
In base a quanto esposto, si chiede al Sindaco di Ravenna De Pascale per quali ragioni non abbia accolto le ripetute, assai motivate, richieste di convocazione del Comitato Antifascista del Comune di Ravenna, costituito nel 2018. Sottolineato che i menzionati fatti postulavano detta convocazione, s’evidenzia la necessità di dotare detto Comitato di uno statuto per strutturarlo in forma definitiva al fine d’esplicitare pienamente e completamente la vocazione antifascista di Ravenna, Città Medaglia d’Oro della Resistenza, nel solco della legalità costituzionale. In via transitoria potrebbe essere delegato in tal senso un membro della Giunta o del Consiglio Comunale.
Di conseguenza si chiede di conoscere come intenda procedere al riguardo, confermando noi la necessità di tale strumento di democrazia partecipativa da sempre affermato.
La discriminante antifascista è l’ordito del dettato costituzionale, è esplicita nella XII disposizione e nelle leggi ad hoc ancora vigenti, piaccia o non piaccia a qualcuno, che vanno rafforzate ed ammodernate in rapporto all’evoluzione socio-culturale e tecnologica recente, così come abbiamo indicato con chiarezza col “pacchetto antifascista” proposto nel 2018 i cui contenuti sono in tre proposte di legge in Parlamento la cui approvazione sollecitiamo ancora. Che fra partiti del centro-destra non ci sarà accettazione di tale percorso democratico non stupirà, visti gli atteggiamenti politici dei loro leader nazionali oscillanti fra paternalismo, cinica tolleranza verso il revanscismo fascista in corso. Ma la Costituzione con i suoi fondamenti antifascisti non è documento mercanteggiabile. La democrazia in Italia va salvaguardata da questa inaccettabile fenomenologia che ribadisce un progetto involutivo, autoritario e d’ordine, più generale e complesso, proprio d’ambienti politici e socio-economici-finanziari diversificati, ma interessati nel convergere con obiettivo le istituzioni, le rappresentanze popolari, le relazioni economiche e sociali. Sarebbe un grave errore non operare nel solco del rispetto e soprattutto dell’applicazione della Costituzione, pena gravi danni per la vita e le relazioni democratiche interne ed europee.