“L’Ufficio del Sindaco ha diffuso oggi una nota in risposta a quanto da me denunciato in merito alla mala gestione dei contratti di lavoro dei docenti della nostra scuola comunale di musica, in cui mi accusa di voler infangare il buon nome della scuola con affermazioni “astruse”, senza offrire una sola risposta alle mie osservazioni, documentate e circostanziate.
Prevedendo questo modo di fare da parte di chi è stato colto in fallo e non sa come rispondere ai fatti, ho presentato una interrogazione al Sindaco che mi dovrà rispondere nella seduta del Consiglio Comunale di domani sera (giovedì 25/6 con inizio alle ore 18,30), visibile anche in streaming”
Il consigliere comunale Tiziano Cericola commenta così la reazione del Comune di Faenza all’esposto presentato sulla gestione della Scuola di Musica Sarti e sulla vigilanza dell’operato da parte del Comune.
Tuttavia, non è sicuro che l’argomento venga trattato pubblicamente durante la seduta di giovedì 25 giugno. Essendo diverse infatti i temi toccati da Cericola, la giunta potrebbe scegliere la forma della risposta scritta per poter rispondere punto su punto alle osservazioni e alle critiche del consigliere d’opposizione. Questa opportunità, tuttavia, non pregiudicherebbe una risposta o comunque un commento verbale da parte del sindaco Giovanni Malpezzi o dell’assessore Massimo Isola, chiamato direttamente in causa da Cericola.
“In ogni caso è bene che i faentini sappiano i fatti e poi traggano da soli le loro conclusioni” commenta Cericola elencando poi le colpe che attribuisce alla scuola Pescarini e al Comune di Faenza
“1)Il Comune di Faenza da vari anni ha affidato alla “Angelo Pescarini Scuola Arti e Mestieri soc. cons. a r.l.”, con sede a Ravenna, la gestione della scuola comunale di musica Giuseppe Sarti, da ultimo con la convenzione rep. bis n. 5613 del 22/12/2017, valida per n. 4 (quattro) anni scolastici dal 2017/2018 al 2020/2021, con scadenza alla data del 31/8/2021 con esclusione del rinnovo tacito (art. 11 convenzione).
2)L’art. 23 della convenzione prevede che per i docenti impiegati nella scuola “l’esecutore è obbligato ad osservare le norme e prescrizioni dei contratti collettivi nazionali e territoriali stipulati in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro”.
3)L’art. 33 della convenzione prevede che “la convenzione si intenderà risolta di diritto, ai sensi dell’art. 1456 c.c., qualora si verifichi una delle seguenti fattispecie: …e) … mancata applicazione di contratti collettivi nazionali o territoriali”.
4)L’’art. 16 della convenzione prevede in capo al Comune l’obbligo di effettuare controlli a cadenza annuale per “accertare la regolare esecuzione del servizio rispetto alle condizioni ed ai termini stabiliti nella presente convenzione”.
5) A fronte degli obblighi derivanti dalla convenzione (tra cui quello di applicare il CCNL ai docenti) il Comune ha erogato al gestore un contributo di € 288.620=, oltre all’uso gratuito dei locali, degli arredi e degli strumenti musicali; il gestore ha inoltre incassato direttamente le rette degli allievi.
6)Dal mio accesso agli atti relativi all’anno scolastico 2017/2018 è emerso che il gestore non ha applicato ai docenti il CCNL di riferimento, ma ha utilizzato contratti di collaborazione coordinata e continuativa (n. 14), contratti di prestazione professionale con P. IVA (n. 19), contratti di lavoro autonomo occasionale (n. 1), con durata dal 9/10/2017 al 30/6/2018. E’ inoltre emerso che questo modo di operare era stato seguito sia per gli anni scolastici precedente che per quelli successivi, fino all’odierno a.s. 2019/2020.
Di conseguenza
1)Il gestore ha violato le norme previste dalla convenzione in materia di lavoro dei docenti, in quanto non ha applicato i CCNL, ma contratti di tipo “precario”, per giunta rinnovati anno per anno (ottobre/giugno).
2)Il gestore ha quindi percepito il contributo comunale annuale di € 288.620= (oltre alle gratuità e alle rette degli allievi) in modo illecito, in quanto esso era stato quantificato sulla base degli oneri previsti dal bando e in seguito dalla convenzione, tra cui il principale era sicuramente il costo del personale sulla base dell’applicazione dei CCNL e non certo dei contratti di lavoro “precario”. In sostanza il gestore da un lato ha risparmiato sul costo del lavoro (differenza tra il costo del lavoro “regolare”, come previsto dal CCNL, e quello “precario” effettivamente applicato), dall’altro lato ha incassato il contributo comunale pieno”.
Cericola chiarisce quindi quelle che secondo lui sono le responsabilità nell’intera vicenda:
“1)Il Comune non ha fatto i controlli o li ha fatti in modo irregolare, per cui ha pagato il contributo che in realtà non era dovuto (per via dell’inadempimento alla convenzione): in questo modo il Sindaco, l’Assessore alla Cultura e il Dirigente del Settore Cultura (salvo altri) si sono resi responsabili di “danno erariale” nei confronti del Comune, in quanto non dovevano versare alcunchè.
2)Il gestore non ha comunicato al Comune la variazione del tipo di contratto di lavoro applicato ai docenti in violazione della convenzione, per cui si tratta di un’ipotesi di truffa ai danni del Comune.
3)I docenti sono stati a loro volta truffati dal gestore, per un illegittimo inquadramento contrattuale.
In sintesi i soggetti danneggiati sono due:
a) il Comune, che ci ha rimesso i soldi dei contributi versati al gestore e non dovuti,
b) l’insieme dei docenti, che hanno percepito retribuzioni inferiori a quelle previste dai CCNL e a loro spettanti per convenzione.
A tutela di questi due soggetti ho presentato l’esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti e all’Ispettorato del Lavoro, che faranno gli accertamenti di competenza e valuteranno le responsabilità dei vari soggetti coinvolti.
Sono il primo a voler tutelare il buon nome e il prestigio della nostra scuola comunale di musica G. SARTI, ma credo che sia giusto tutelare i diritti del Comune e, soprattutto, dei lavoratori affinché possano lavorare con serenità a tutto vantaggio degli allievi.
Tutto il resto di quanto scritto oggi dall’Ufficio del Sindaco è vuota retorica e vano tentativo di buttarla in polemica personale”.