Il rincaro dei costi energetici per le imprese romagnole nel secondo semestre del 2021 rispetto al medesimo periodo del 2020 è stato in media del 63%, mentre gli aumenti delle materie prime si attestano al 47%: è quanto emerge da un’indagine flash condotta nel corso di questa settimana dal Centro studi di Confindustria Romagna tra i propri associati.
“Il dato energetico è senza precedenti, e va tenuto conto anche che per molti nel 2021 il prezzo dell’energia era bloccato sulla base di contratti flat sottoscritti l’anno precedente: l’impatto reale sta arrivando ora, tra fine 2021 e inizio 2022 – spiega il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi – Per le imprese che al momento stanno responsabilmente assorbendo tutti i costi, questo si traduce in una fortissima erosione dei margini operativi”, segnalata infatti dal 76% dei rispondenti.
Nel dettaglio, tra le materie prime i rincari maggiori sono quelli dei costi di acciaio (+38%) petrolio (+29%) gas naturale e polietilene (+28%).
A fronte di ciò, è stata chiesta una stima temporale della capacità di resilienza alla diminuzione dei margini di profitto: il 35% prevede di poter reggere la situazione ancora per tre mesi, il 27% per sei mesi e il 14% per appena un mese. Una possibile soluzione è indicata nel 77% dei casi in un intervento sulla componente fiscale delle utenze di energia elettrica e gas, e nel 55% da un aumento della produzione domestica di gas naturale.
“Tra le misure segnalate da Confindustria al Ministero, la prima e principale per noi è proprio l’incremento della produzione nazionale di gas naturale di circa 3 miliardi di metri cubi all’anno -aggiunge Bozzi – Siamo fiduciosi che l’urgenza e l’eccezionalità della situazione porterà a decisioni tempestive e a misure immediate, come dimostrerebbe anche l’incontro tra il premier Draghi e il presidente Bonomi, e il distretto energetico ravennate e romagnolo è pronto a fare la sua parte”.