Il settore agroalimentare è uno dei più colpiti dalle difficoltà derivanti dalla crisi energetica, dall’aumento delle materie prime e dal cambiamento climatico. Ma la campagna elettorale in corso non lo coinvolge se non marginalmente, mentre oltre alle tensioni internazionali sono molte le questioni urgenti da affrontare legate agli indirizzi europei e alla nuova Politica Agricola Comunitaria. Da qui l’appello a tutte le forze politiche: bisogna mettere al centro dei programmi le problematiche del settore della produzione di cibo, in modo da impegnare subito il nuovo governo nella ricerca di soluzioni concrete.
Se ne è parlato giovedì 1 settembre a Ravenna, in occasione del seminario di settore che Legacoop Romagna e Legacoop Agroalimentare hanno organizzato alla presenza delle principali imprese associate di tutte le filiere, dalla produzione primaria fino alla trasformazione.
Nell’introduzione il presidente di Legacoop Romagna Mario Mazzotti ha sottolineato le condizioni estreme in cui le aziende hanno dovuto operare nel corso degli ultimi due anni, dapprima con la pandemia e poi con le dinamiche inflattive rese ancora più pesanti dall’aggressione all’Ucraina. A ciò si è aggiunto — come ha ribadito il responsabile di settore Stefano Patrizi — l’acutizzarsi dei problemi legati al cambiamento climatico, a partire dall’inedita ondata di siccità che ha colpito la gran parte del Pianeta. Simona Caselli, responsabile politiche europee di Legacoop Agroalimentare, ha ripercorso le tante partite aperte e le contraddizioni a livello europeo per il settore agroalimentare, dall’apertura di nuovi mercati esteri alla Brexit, che ancora non ha concluso il proprio percorso. L’Europa migliore — ha concluso il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti — è quella che non è fonte di incertezza ma di stabilità e di innovazione positiva, come dimostra l’affermazione a livello globale delle indicazioni geografiche, un istituto di origine comunitaria che consente alle produzioni tipiche di distinguersi e combattere le falsificazioni alimentari senza necessità di investire enormi risorse in comunicazione.