Bonaccini chiarisca quanto dichiarato lo scorso 9 febbraio sul tema trivellazioni. A chiederlo, rivolgendosi con un’interrogazione all’esecutivo regionale, è Giulia Gibertoni (Misto), che riporta la dichiarazione del presidente Bonaccini: “Senza andare a toccare nuove autorizzazioni per trivellazioni, credo che le concessioni in essere di oggi, rispetto al gas o al metano, andrebbero potenziate e aumentate, proprio per far fronte a un tema straordinario in cui nella transizione ecologica il gas non può essere ignorato”.
Nello specifico, la consigliera vuole sapere “se queste parole costituiscano un auspicio al revamping dei pozzi autorizzati nel breve termine e, comunque, all’apertura di nuove perforazioni rispetto ai permessi di coltivazione già esistenti”.
Nell’atto si evidenzia che “con l’approvazione (lo scorso dicembre) del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) è stato individuato un quadro definito di riferimento delle aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale”. Con la nuova programmazione, si rimarca però nello stesso atto, “è stata, di fatto, eliminata la precedente moratoria, rendendo possibili nuove trivellazioni, anche in Emilia-Romagna (attualmente in regione sarebbero 14 i permessi di ricerca conferiti in terraferma, su più di 3mila chilometri quadrati e 36, invece, le concessioni di coltivazione di idrocarburi)”.
Il governo nazionale, sottolinea la capogruppo, “vorrebbe raddoppiare l’estrazione di gas metano dai giacimenti nazionali (portandola dagli attuali 3,34 miliardi di metri cubi ad almeno 7 miliardi di metri cubi), inoltre si vorrebbero imporre aste a prezzo convenzionato per gli utilizzatori offrendo, in cambio, alle compagnie petrolifere facilitazioni sui giacimenti”. Questa sorta di scambio, rimarca, “riguarderebbe anche i giacimenti della pianura padana, in particolare quelli emiliani (con la possibilità di perforare nuovi pozzi nei giacimenti già esistenti)”.
“Anche se si potessero estrarre istantaneamente le riserve di gas stimate (che ammonterebbero a circa 90 miliardi di metri cubi), queste- conclude Gibertoni- coprirebbero poco più del consumo complessivo italiano di un anno, quindi, con benefici pressoché nulli, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, come l’uscita del nostro paese dal mondo dei combustibili fossili sia inevitabile e, come dimostra questa crisi energetica, non più rinviabile”.