Problemi di sovraffollamento, mancata sostituzione o assunzione di educatori con conseguente depotenziamento dell’area di intervento, incremento dei casi di autolesionismo e di disagio psichico, scarsità di servizi medici e psichiatrici, deleteria alternanza – o assenza – dei direttori e in taluni periodi anche dei comandanti di polizia penitenziaria: questi sono soltanto alcuni dei dati preoccupanti emersi dall’ultimo incontro fra le associazioni aderenti alla Conferenza regionale volontariato e giustizia, che riunisce tutti quegli enti volontaristici attivi dentro e fuori le carceri dell’Emilia-Romagna, svoltosi a metà dicembre a Bologna. Una visione da dentro di problemi noti, che però iniziano a bussare con impellenza alle porte del coordinamento e di conseguenza anche a quelle delle centinaia di famiglie che hanno persone recluse, o impiegate, nei dieci istituti penitenziari per adulti, più un penale per minori, che si trovano nel nostro territorio regionale.
Tanto per citare qualche numero: stando ai dati pubblicati nel sito dell’associazione Antigone e consultabili tramite una comoda mappa interattiva, Ravenna è l’istituto messo peggio con 88 persone detenute invece che 49 e quindi un tasso di sovraffollamento del 179,6 per cento, seguito da Bologna con 870 detenuti invece di 500 (174 per cento), Ferrara con 364 detenuti invece che 244 (149 per cento), Modena con 544 detenuti invece di 369 (147,4 per cento), Reggio Emilia con 435 detenuti invece di 297 (146,5 per cento), Parma con 638 invece di 456 (139,9 per cento), Piacenza con 510 detenuti invece di 395 (129,1 per cento), Rimini con 151 detenuti invece di 118 (128 per cento) Forlì con 169 detenuti invece di 144 (117,4 per cento). L’unico carcere che ha un rapporto inverso è Castelfranco Emilia con 87 reclusi su 221 posti disponibili è un’occupazione della struttura del 39 per cento.
Allarmanti anche i dati sulla presenza in istituto degli educatori, figura fondamentale per l’applicazione dell’articolo 27 della Costituzione. Secondo l’ordinamento penitenziario ne andrebbe assegnato almeno uno ogni cento detenuti: il caso più preoccupante che viene denunciato dalla Crvg è quello di Bologna, dove su 12 educatori previsti in pianta organica alla Dozza ne sono presenti soltanto 5. Il sottonumero di figure di riferimento per l’area trattamentale è preoccupante perché ha un’incidenza negativa su tutto il percorso di ricostruzione sociale della persona, che una volta uscita non rischierà la recidiva solo se adeguatamente accompagnata nel suo percorso di estinzione della pena.
Dall’incontro della Crvg, a cui hanno partecipato rappresentanti del volontariato operativo nelle carceri di Bologna, Parma, Piacenza, Modena, Rimini e Reggio Emilia, è emersa la chiara e urgente necessità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e di tutte le istituzioni responsabili o implicate nella gestione del sistema dell’esecuzione della pena nella regione una situazione di preoccupante urgenza, a cui si dovrebbero dare presto risposte di tipo politico, economico e amministrativo.