Sono stati minuti concitati e interminabili quelli che nel pomeriggio di martedì scorso hanno probabilmente deciso il destino di una 40enne italiana che viaggiava sul treno da Lienz a Dobbiaco con suo marito e sua figlia di 6 anni. Era salita sul convoglio di ritorno dal percorso cicloturistico che unisce San Candido a Lienz e stava forse godendo di un po’ di riposo quando è stata colta da un malore che in pochi attimi l’ha portata a perdere conoscenza. Immediatamente il marito della quarantenne e gli altri passeggeri si sono prodigati per cercare un medico fra le carrozze. La prima a rispondere all’appello è stata Serena Antonioli, un’infermiera ravennate che lavora presso il Servizio Cardiologico all’Ospedale Santa Maria delle Croci da vent’anni e volontaria per l’Associazione di prevenzione cardiologica Cuore e Territorio.
“Ho sentito quella richiesta d’aiuto disperata e mi sono alzata: a due vagoni di distanza dal mio c’era questa giovane donna a terra, priva di sensi, intorno a lei tanti passeggeri assiepati e spaventati- spiega Antonioli -. Un uomo le teneva i piedi sollevati. Dalla palpazione ho sentito che non c’era il polso carotideo e ho subito fatto presente al marito che la donna si trovava in arresto cardiaco, così ha iniziato immediatamente ad eseguire il massaggio cardiaco. Nel frattempo è arrivato un giovane medico romano che ha allontanato l’uomo, lo ha sostituito nel massaggio e ha eseguito una prima ventilazione bocca a bocca, lasciando poi a me quest’ultimo compito, che nel frattempo facevo le opportune valutazioni del caso. La ventilazione bocca a bocca non è obbligatoria secondo i protocolli, ma in una situazione di tale emergenza ho valutato che fosse il caso di correre il rischio. Ho raccomandato al marito di spiegare telefonicamente al soccorso sanitario che alla prima fermata del treno doveva arrivare un’ambulanza con defibrillatore a bordo”.
La donna aveva accusato dolore scapolare e precordiale già durante la biciclettata, ma poi la situazione sembrava essersi risolta spontaneamente. Invece, poco più tardi, l’episodio avvenuto sul treno ha segnalato un problema molto più serio.
“E’ stata una manovra impegnativa, durata qualche decina di minuti, ma al termine di essa il cuore della donna ha ripreso a battere. Il nostro sollievo è stato tanto e anche quello dei passeggeri che hanno assistito alla scena”, conclude Serena. I soccorritori sono stati salutati da tutti con un lungo applauso e gli operatori sanitari giunti alla stazione successiva, che hanno intubato la 40enne (ora ricoverata in Austria), non hanno risparmiato complimenti e ringraziamenti.
Una storia a lieto fine dunque quella sul treno Lienz – Dobbiaco: una vicenda che fa capire ancora una volta l’importanza della tempestività e delle manovre per intervenire in caso di arresto cardiaco. Manovre che possono essere praticate anche senza essere medici o infermieri, acquisendone la corretta esecuzione attraverso gli appositi corsi.