Domenica 9 maggio alle ore 18 la rete Ravenna per la Scuola torna in piazza Kennedy per protestare contro i protocolli che hanno riguardato la riapertura degli istituti scolastici. Protocolli giudicati incompleti:
“Se è vero che con il nuovo decreto la riapertura della scuola è stata per la prima volta considerata una priorità, nonostante la propaganda contraria, gli insulti subiti da più parti e il tentativo continuo di individuare gli untori in coloro che frequentano le scuole, è anche vero che la riapertura è stata parziale e compromessa da protocolli discutibili, non sostenuta da misure che ne impediscano nuove chiusure; si è trattato quindi di una vittoria precaria. Una vittoria che indubbiamente rivendichiamo e che non sarebbe stata possibile senza lo sforzo di essere in piazza tutte le settimane anche in zona rossa.
Eppure si tratta per noi solo di un primo mattone, su cui costruire un futuro diverso per le giovani generazioni”.
Il 10 maggio alle 15 in diretta fb sarà discussa in Commissione Uno del Consiglio comunale di Ravenna la petizione per la scuola in presenza che ha raccolto quasi duemila firme. “La manifestazione di domenica sarà l’occasione per anticipare e ribadire i contenuti di quella petizione che sono ancora tutti da raggiungere, anche dopo la riapertura”.
“Le questioni che hanno reso la scuola così fragile durante la pandemia sono ancora irrisolte e vanno rapidamente affrontate: le classi pollaio e gli edifici sovraffollati e fatiscenti vanno superati con interventi edilizi e con l’assunzione del personale necessario a diminuire gli alunni per classe; i trasporti vanno potenziati e resi efficienti affinché tutti i pendolari e studenti possano spostarsi in sicurezza e senza accalcarsi; la scuola deve essere in presenza e la dad non può diventare un modello educativo, perché l’istruzione vera è fatta di relazione e incontro, per questo il Recovery plan deve essere modificato senza investimenti per un distanziamento umano permanente che va rifiutato; è necessario promuovere attività didattiche all’aperto; è urgente rafforzare la sanità territoriale e il suo rapporto con l’istituzione scolastica che rimane lettera morta, con quel che significa su prevenzione e tracciamento.
La scuola si “cura” non si chiude, nel senso che dobbiamo pretendere che ci prenda cura della scuola! Se vogliamo che la scuola sia pronta a settembre e non si torni ad avere bambine e bambini, ragazze e ragazzi incollati solo ad uno schermo, allora è necessario mantenere alta l’attenzione e continuare a scendere in piazza.
Facciamo appello alla coscienza di tutti i cittadini e cittadine affinché in questo delicato momento allarghino lo sguardo sulla scuola di domani e sul futuro dei ragazzi, tutti, nessuno escluso!
Ogni minima azione che facciamo oggi, in questo unico e delicatissimo momento storico, avrà il potere di spingere definitivamente da un lato o dall’altro questa fragile e bistrattata scuola: sta a ognuno di noi decidere se sostenerla e migliorarla venendo in piazza e protestando, o lasciarla cadere nel vuoto e in questo vuoto veder precipitare il diritto all’istruzione dei nostri ragazzi e ragazze”.