Ha suscitato larga eco nella cittadinanza, ma soprattutto all’interno del Comune, la notizia di un’indagine a carico di un dipendente comunale per aver acquisito abusivamente un parere tecnico dal computer di un dirigente.
Il reato contestato, che oggi si è chiarito essere stato notificato a due persone, è di accesso abusivo a sistema informatico, che prevede pene fino a tre anni di reclusione, aumentabile a cinque se compiuto da un pubblico ufficiale. Qualcosa circolava da giorni negli ambienti comunali delle Infrastrutture civili, anche con più particolari. La Polizia Locale, delegata dal Pubblico Ministero, si era infatti recata a svolgerle anche all’interno degli uffici di Palazzo Merlato le indagini.
I documenti trafugati sarebbero legati ad un progetto edilizio bocciato due volte, da una petizione e da un ente tecnico. Documenti resi noti da una lista civica, senza che però nessun consigliere comunale li avesse effettivamente richiesti, come da sua facoltà.
“Chiariamo innanzitutto che un consigliere comunale può richiedere copia di un documento al funzionario che lo detiene solo se possiede preventiva legittima informazione che esso esista, sia pervenuto all’amministrazione e a quale dirigente, non essendo ammesse, per giurisprudenza copiosa e continua, richieste generiche o imprecisate” precisa oggi Lista per Ravenna.
“Ne deriva che il “contesto” di cui si è letto lascia chiaramente intendere come l’andamento delle indagini sia orientabile automaticamente all’accertamento dell’altro eventuale reato, stavolta contro la pubblica amministrazione, definito dal codice penale come “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, punito con la reclusione da sei a dieci anni”.
“In effetti, il “progetto edilizio naufragato” corrisponde manifestamente a quello combattuto da Lista per Ravenna con due petizioni di larghissimo riscontro popolare, anche se la sua seconda zona di collocazione è ulteriormente e definitivamente “caduta” a seguito delle “valutazioni di un ente tecnico”, in sede del “parere tecnico” e “successive controdeduzioni”di cui sopra, corrispondenti ai due documenti presuntivamente trafugati. Anche su questi ovviamente Lista per Ravenna ha scritto, oltreché altri, ma solo e come sempre alla luce del sole e con la consueta massima correttezza, tanto da escludere categoricamente di avere avuto rapporti o contatti di alcun genere, per lo meno da molti anni, con chi possa, nome e cognome, avere trafugato ed eventualmente trasferito a terzi quei documenti.
“Non siamo e non abbiamo talpe. In Comune lo sanno e ce lo riconoscono tutti, personale, dirigenti e amministratori. Si preoccupano altri. La verità è sicuramente tracciata”.