Il caldo fa passare la fame, facendo dimenticare per un po’ calorie e carboidrati. Oppure fa venir voglia di sostituire il pasto con un bel gelato o una buona dose di frutta. Il risultato, se si soffre di diabete e non si aggiustano le terapie, può far ‘sballare’ la glicemia. Accade a circa la metà dei pazienti che può andare incontro a cali repentini degli zuccheri nel sangue da mancanza di appetito, se si utilizzano farmaci che aumentano il rischio di ipoglicemie, o al contrario a picchi di iperglicemia da eccesso di zuccheri, se non si adegua la cura al maggior introito di zuccheri da gelati, sorbetti, frutta, bibite dolcificate. A tutto questo si aggiunge spesso la complessità di assunzione delle stesse terapie, che con il cambio della routine delle giornate di vacanza favorisce dimenticanze ed errori. Una soluzione può arrivare dalle nuove cure come dulaglutide, principio attivo di ultima generazione di Eli Lilly, agonista del recettore del GLP1 (Glucagon like peptide-1) utilizzato anche in Italia nel trattamento del diabete: una terapia semplice che prevede una sola iniezione a settimana e che grazie a un meccanismo d’azione glucosio-dipendente mette al sicuro dalla possibilità di ipo e iperglicemie fuori controllo. Con ‘effetti collaterali’ positivi, visto che aiuta a ridurre il peso e soprattutto è il primo farmaco ad aver dimostrato di diminuire in maniera significativa il pericolo di eventi come morte cardiovascolare, infarto miocardico e ictus non fatali, anche in chi non ha una malattia cardiovascolare accertata: lo ha dimostrato il recente studio REWIND (Researching cardiovascular Events with a Weekly Incretin in Diabetes), condotto su quasi 10 mila pazienti affetti da diabete di tipo 2.
“L’estate può diventare un momento ‘critico’ per i diabetici perché spesso in vacanza si modificano le abitudini: c’è chi diventa più attivo e chi passa il tempo fermo sotto l’ombrellone, chi con il caldo perde l’appetito e quindi introduce meno calorie e carboidrati dalla dieta e chi al contrario pur riducendo il consumo di cibo sposta i consumi verso alimenti ipercalorici come i gelati o molto zuccherini come la frutta. Si consumano cibi diversi, in differenti quantità rispetto al solito – spiega il prof. Domenico Mannino, presidente AMD (Associazione Medici Diabetologi) e direttore UOC Diabetologia e Endocrinologia ad Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria -. Tutto questo può incidere sulla glicemia e le terapie andrebbero quindi rivalutate: se si utilizzano farmaci associati a un maggior rischio di ipoglicemie si potrebbe avere un repentino calo di zuccheri, mangiando di meno, mentre in altri casi la cura potrebbe non essere sufficiente”.
Quando si va in vacanza, poi, è più difficile sfuggire alle tentazioni, così Paolo Di Bartolo, presidente eletto AMD e responsabile della Rete clinica di diabetologia della Romagna, raccomanda: “Ricordarsi di bere molto, astenersi da attività sportive strenue, non esporsi troppo al sole, controllare spesso la glicemia, misurare la pressione arteriosa con regolarità sono solo alcuni dei consigli più importanti. È utile parlare con lo specialista prima delle vacanze anche per chiedere consigli nutrizionali: si potrebbe scoprire con sorpresa che un pasto potrebbe essere sostituito con un bel gelato, basta che si facciano gli eventuali necessari adattamenti della terapia farmacologica. Particolare attenzione e cautela nelle modifiche dietetiche e dell’attività fisica è indispensabile soprattutto se si stanno assumendo farmaci associati a un elevato rischio di ipoglicemia, come insulina, sulfaniluree, repaglinide. La terapia ‘estiva’ richiede perciò una ri-taratura dei dosaggi e se è molto complessa l’adesione al trattamento è a rischio. Da qualche anno sono tuttavia disponibili farmaci che rendono la gestione della cura più semplice in questa fase dell’anno, come gli agonisti dei recettori del GLP1: la loro azione dipende dalla concentrazione del glucosio, non è perciò un effetto ipoglicemizzante ma piuttosto anti-iperglicemizzante. Ciò si traduce nell’assenza del rischio di ipoglicemie; un esempio è dulaglutide, a somministrazione settimanale, che semplifica molto la gestione e l’adesione alla terapia, in vacanza e non”.
Basta infatti una sola somministrazione sottocute alla settimana: nonostante si tratti di una terapia iniettiva, i pazienti la accettano di buon grado e questo si traduce in una maggiore aderenza alla cura e risultati migliori. Con dulaglutide l’efficacia non si limita però alla riduzione della glicemia e dell’emoglobina glicata ma va molto oltre: si tratta infatti di un principio attivo che consente una riduzione significativa del peso corporeo ma soprattutto dell’unico farmaco per cui si sia dimostrato un effetto di riduzione del rischio di eventi cardiovascolari anche in pazienti senza malattia cardiovascolare accertata. Lo ha verificato il recente studio REWIND, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che per la prima volta ha dimostrato l’efficacia protettiva di dulaglutide in mono-somministrazione settimanale rispetto al placebo, entrambi in associazione alla terapia standard, nei confronti di un primo evento cardiovascolare in soggetti diabetici con malattia cardiovascolare subclinica o fattori di rischio, confermando allo stesso tempo l’azione preventiva di eventi futuri in pazienti diabetici con pregresse malattie cardiovascolari.
“Lo studio REWIND, della durata media di più di 5 anni, è uno fra i più lunghi tra gli studi di sicurezza cardiovascolare e ha coinvolto un tipo di popolazione di pazienti molto rappresentativo delle persone con diabete di tipo 2 nella pratica clinica reale – riprende Di Bartolo -. Il rischio composito di infarto, ictus non fatali e morte per cause vascolari si riduce del 12%. Questo è un risultato di estremo rilievo perché ottenuto in un’ampia tipologia di persone con diabete di tipo 2, inclusi i pazienti con e senza precedente malattia cardiovascolare. È un elemento di assoluta novità che potrebbe portare a una revisione delle raccomandazioni cliniche per i pazienti con diabete di tipo 2. Attualmente è previsto l’impiego di farmaci che consentono una riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti che hanno già avuto malattia cardiovascolare, mentre in un prossimo futuro dulaglutide, efficace nel prevenire gli eventi cardiovascolari anche in prevenzione primaria, potrebbe essere raccomandato a tutti i diabetici con rischio cardiovascolare ma senza un evento pregresso. I dati degli ultimi Annali AMD mostrano che nel 2016 soltanto il 3,7% dei diabetici italiani era in trattamento con agonisti del recettore GLP1. Ci attendiamo che la percentuale sia un po’ cresciuta nel frattempo, ma senza dubbio gli ottimi risultati emersi da REWIND indicano l’opportunità di estendere l’impiego di dulaglutide a una più ampia fetta di pazienti perché si tratta di un farmaco con un elevato profilo di efficacia metabolica, sicurezza e tollerabilità, dimostrato da numerosi studi clinici e da anni di utilizzo in pratica clinica. Anche se questi calcoli si devono prendere con le pinze, e pur in considerazione dei costi più elevati della terapia farmacologica, non possiamo ignorare come ogni anno in Italia 50.000 diabetici vadano incontro a un infarto, altri 50.000 a un ictus: proiettando i dati dello studio Rewind si potrebbero risparmiare oltre 13.000 eventi cardiovascolari l’anno”.