Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, ha depositato oggi presso gli uffici del Comune di Ravenna, in veste di presidente della commissione Ambiente, una “Denuncia di strage ambientale nella Valle della Canna” indirizzata alla Procura della Repubblica.
Detta più propriamente Valle Mandriole, questa valle rappresenta un patrimonio naturalistico inestimabile pari a circa 220 ettari, di proprietà (per parti distinte) del Comune di Ravenna e del Demanio pubblico. È gestita dall’Ente Parco del Delta del Po, nel cui territorio è situata. È sottoposta a vincolo paesaggistico secondo la legislazione nazionale, è classificata Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) secondo le direttive europee ed è parte della zona umida Ramsar “Punte Alberete e Valle Mandriole” secondo le convenzioni internazionali.
Riferendosi alla strage di centinaia e centinaia di uccelli in corso nella valle e richiamato l’esito degli esami di un loro primo campione che segnala la presenza del batterio Botulino, produttore di tossine di tipo C, possibile causa di una funesta epidemia, Ancisi chiede alla Procura di accertare se possa sussistere l’ipotesi di “Disastro ambientale” di cui al Titolo VI-bis del codice penale art. 452 quater: “Alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali”, aggravata “quando il disastro è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale…, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette”.
Ancisi afferma che questa strage può dirsi da lui annunciata, richiamando le tre interrogazioni rivolte al sindaco nelle estati tra il 2015 e il 2017 circa i danni ambientali, già allora verificatisi, che, supportate da tecnici ed esperti in materia e da un corredo fotografico, ne misero in evidenza le cause, suggerendo (invano) i possibili rimedi: quelle del 30 luglio 2015: “Sulla Valle Mandriole in asfissia, con rischio di strage degli uccelli acquatici”; del 16 agosto 2016: “Valle della Canna anche quest’anno lasciata seccare oltre il limite di guardia”; del 12 giugno 2017: “In secca già a maggio Valle della Canna. Punta Alberete abbandonata al degrado”.
Nella denuncia odierna è riportato, in particolare, questo passo, purtroppo profetico: “La questione, cronica da anni, fu sollevata dal sottoscritto già nel 2015 e 2016, con altrettante interrogazioni al sindaco. Ma si era a fine luglio, mentre quest’anno il fenomeno è in atto, come allora, per circa un terzo della superficie, da fine maggio, in pieno periodo riproduttivo della fauna acquatica. Ne derivano dunque danni gravissimi alla riproduzione di tutte le specie nidificanti. Incombono anche pericoli sanitari, perché dalle deiezioni degli uccelli può generarsi, soprattutto in acque calde e poco profonde, il botulismo aviare, che ne causa strage per avvelenamento”.
“Quattro giorni dopo – prosegue lo scritto di Ancisi – fu sì riversata nella valle acqua dal fiume Reno, ma solo fino a raggiungere appena il livello 10 cm della scala idrometrica, mentre la temperatura media di quei giorni, pari ad oltre 30 gradi, ne significava la riduzione di 1 cm al giorno. Cosicché il 18 luglio il livello idrico era tornato a 0. La valle, asciutta per oltre la metà, si è interamente prosciugata in una quindicina di giorni. Le conseguenze furono talmente devastanti dell’ecosistema che l’ 11 agosto dovetti presentare una formale denuncia di disastro ambientale al NOE (Nucleo Operativo Ecologico del Carabinieri) di Bologna e al comandante della Polizia provinciale (quale polizia ambientale ed ittica), allegando un video e 12 foto, pervenutemi tramite segnalazioni dei cittadini. Le condizioni drammatiche della Valle erano così riassunte: ‘Piccoli di Cigno che annaspano immersi nel fango, Carpe e Cavalieri d’Italia in pochi centimetri d’acqua, Garzette che si aggirano tra le crepe del fondale completamente essiccato. La fauna acquatica non esiste più. I pochi pesci sopravissuti sono facilmente ghermiti, ormai agonizzanti, dalle specie predatrici per cibarsene. Tutti gli uccelli migratori che dall’estremo sud d’Italia vanno verso Nord: Totani mori, Pettegole, Corrieri piccoli, ecc. ecc., che usavano la valle della Canna come sito di sosta e di alimentazione per poi ripartire, oggi vi trovano il deserto’ ”.
Quella prima denuncia non sortì alcun effetto, a quanto si è saputo. Oggi la dimensione della strage e la possibile causa dell’avvelenamento ad opera del batterio Botulino hanno giustificato questa seconda denuncia, trasmessa direttamente alla Procura.