“Purtroppo siamo ritornati in una fase che tutti speravamo di aver superato. Torniamo ad assistere a limitazioni forti, alle attività produttive, ad importanti settori del lavoro del nostro territorio e anche alla nostra libertà personale”. Il sindaco di Ravenna e presidente della Provincia Michele de Pascale commenta la situazione attuale dell’emergenza sanitaria e il decreto del governo del 24 ottobre.
“La pandemia sta crescendo in maniera molto forte e il Governo ha deciso, nella sua autonomia, di reintrodurre misure severe nei confronti di diversi settori professionali.
Il Governo ha il compito e il dovere di assumersi le sue responsabilità. In questo caso lo ha fatto decidendo autonomamente, spesso riducendo al minimo anche la concertazione con le Regioni e con gli enti locali, ma è nei suoi diritti farlo”.
“Non credo, e ci ho riflettuto a lungo, che in questo momento sia utile da parte di noi enti locali alternarci in un coro di “farei, si dovrebbe fare, io avrei fatto”. Non è quello che serve in questo momento né ciò che può aiutare” prosegue de Pascale.
“Quello che noi dobbiamo fare in questa fase, come abbiamo fatto anche nella fase della crisi più difficile, è da un lato informare i cittadini in maniera precisa e puntuale e dall’altro rimetterci in moto per offrire sostegni e aiuti, anche locali, alle categorie colpite.
Io mi sento di poter dire che tanto abbiamo fatto in questo senso e tanto torneremo a fare. Perché a prescindere da quello che speriamo farà il Governo in termini di aiuto alle categorie economiche colpite, noi ci saremo e stiamo già studiando misure e provvedimenti.
Non esistono attività essenziali e superflue, perché per ciascuno di noi il proprio lavoro è essenziale. Tutti i lavori hanno la medesima dignità e quindi non possiamo non essere solidali e non comprendere le ragioni anche della rabbia sociale e della disperazione di moltissimi nostri concittadini.
Lo dico a tutti, anche a chi è convinto sia giustissimo chiudere. È importante comprendere il disagio e il dramma di chi si trova a veder colpita la propria attività. Stiamo parlando di settori che incidono drasticamente sulla nostra qualità della vita: l’offerta culturale, le realtà legate allo sport, al fitness, ma anche attività come quelle di ristorazione e i bar che sono parte della nostra socialità, del nostro stare insieme. Ripeto, non è una disquisizione sulla bontà della misura A o della misura B, ma è la comprensione che dobbiamo dare immediatamente aiuti fortissimi a queste categorie che sono allo stremo e anche capirne e comprenderne la rabbia sociale.
Anche nell’orientare i nostri consumi cerchiamo di dare una mano, ciascuno nel suo piccolo, a queste attività. Ovviamente la parte più grande la devono fare le istituzioni, e il Comune lo farà. Dico anche, però, a chi protesta di stare attento a non venire strumentalizzato. La protesta è legittima, va garantita perché è uno degli elementi identitari di una democrazia, ma anche le contestazioni vanno fatte nel massimo del rispetto delle misure anticovid.
Il Governo deve riflettere in maniera puntuale sull’evitare chiusure indiscriminate e invece colpire duramente chi le regole non le ha rispettate e nel contempo definire aiuti economici immediati e significativi per settori che rischiano di sparire.
Anche sull’offerta culturale cercheremo di mettere in campo più innovazione possibile per consentire al mondo della cultura di continuare a lavorare e a ciascuno di noi di fruire dell’offerta culturale; condividiamo, naturalmente, i tanti appelli del mondo della cultura che si sono alternati in queste ore, settore che, soprattutto in una fase difficile come questa, dà un contributo fondamentale alle nostre anime e allo spirito della nostra nazione.
Per qualsiasi cosa l’amministrazione ci sarà. È pronta a fronteggiare questa seconda fase così difficile, ma facciamolo come una comunità coesa”.