Mirko De Carli, consigliere nazionale del Popolo della Famiglia, commenta così la replica di Start Romagna: “ La risposta di Start Romagna invece di chiarire le vistose perplessità sollevate ne allarga decisamente la ragionevolezza. Abbiamo posto questioni molto precise alle quali abbiamo ottenuto risposte nebulose e cerchiobottiste. La nostra domanda era ben circostanziata: se il documento con cui si fa l’accertamento identifica Paolo come sarà possibile punire Paola senza discriminare la scelta transessuale? Risposta di Start Romagna: “tale procedura, che è applicabile nell’intertempo che intercorre tra la presentazione della domanda di cambio di generalità all’autorità competente e l’ottenimento del nuovo documento…”. Ora dunque si parla di un lasso di tempo preciso e definito di cui, in prima istanza, non si era mai nemmeno fatto cenno. Quindi Start Romagna chiederà di presentare anche il documento ufficiale della richiesta di cambio di sesso della persona in causa? E allora, in questo caso, non ci sarà una violazione della privacy secondo la logica paradossale su cui pone fondamento questa assurda iniziativa? Diventa ora decisamente interessante chiedere all’Autorità Garante della Privacy cosa pensa in merito. Per quando riguarda poi se saranno usati o meno soldi pubblici lo constateremo nel prossimo bilancio di Start Romagna e ne renderemo certamente edotti i cittadini. Il Popolo della Famiglia sarà vigile affinché tutte queste idiozie ideologiche non trovino cittadinanza a spese (e danno) delle tasche e dei diritti delle famiglie e ci batteremo fino in fondo per sospendere questo abbonamento agli autobus a tinte arcobaleno”.