“Usare la legge come una clava per trasformare la vicenda dei capanni su spiaggia in una questione di legalità è una forzatura messa in atto da parte dell’amministrazione comunale davvero inopportuna e dannosa. E’ tradizione della nostra terra quella di utilizzare i capanni come luogo di socialità ed incontro: cambiare questa sorta di destinazione d’uso sarebbe discriminante verso chi da decenni è presente col suo capanno. Sarebbe molto più logico regolamentare le responsabilità dei capannisti rispetto al mantenimento della pulizia dell’arenile e regole comportamentali rispetto ai ritrovi che si possono fare dentro e nel perimetro circostante il capanno. Vanno ovviamente risolti i problemi relativi a quei capanni presenti in zone protette, senza rimozione ma con un regolamento ad hoc capace di essere rispettoso il più possibile delle normative vigenti” dichiara De Carli.
“Non è possibile applicare la logica rigorista ad una materia che si intreccia con la storia, la tradizione e lo sviluppo di decenni del nostro territorio. La strada può essere solo una: rimuovere dal tavolo delle trattative la questione della rimozione, impostare un rapido dialogo con l’associazione dei capannisti affinché si predispongano due regolamenti (uno per le aree protette e uno per quelle non protette) il più compatibili possibili con la normativa nazionale (se necessario l’amministrazione comunale predisponga le azioni necessarie per le opportune deroghe temporanee o definitive) e avviare una positiva ed intelligente campagna comunicativa capace di raccontare a turisti e cittadini ravennati il valore e l’unicità di questa antica tradizione della nostra terra” – conclude De Carli.