“Ieri è stata una giornata molto difficile e complessa e alla fine triste perché l’Italia per il momento non avrà una legge di civiltà contro le discriminazioni” a scriverlo sulla propria pagina Facebook è Stefano Collina, senatore del Partito Democratico, ieri testimone della bocciatura al Senato del ddl Zan.
“Noi eravamo tutti presenti e siamo tutti solidali (come si ricava dalle dichiarazioni della presidente e dei vice presidenti) nel difenderci reciprocamente, proprio perché su questo voto procedurale tutti si sono espressi senza incertezze.
Questo era un voto procedurale sul quale la presidente Casellati ha accettato la richiesta di voto segreto e questa scelta l’abbiamo contestata fortemente. Procedurale significa che ora il senato potrà ridiscutere del DdlZan tra 6 mesi e quindi è una sostanziale fine delle discussioni” spiega Collina.
“Al voto segreto i nostri conteggi, che mi sembrano ormai di dominio pubblico, calcolavano nella peggiore delle ipotesi 8 voti di margine (che significa che 4 cambi di voto avrebbero ribaltato il risultato).
L’esito finale, di queste dimensioni, rappresenta quindi uno smottamento impressionante.
Ho fatto altri voti sul filo di lana e anche segreti che al Senato, sono stati storicamente molto più frequenti, ma una cosa così non è mai successa. Questo significa che sicuramente alcune aree nel Senato sono fuori controllo e contestualmente probabilmente ci sono manovre in atto.
Come valutare i numeri? Al telegiornale parlano di 40 franchi tiratori: perché?
Perché ci sono gruppetti del centrodestra che stanno dicendo che anche loro, da liberali, hanno votato a favore dello Zan. Di conseguenza si può dedurre che nel centrosinistra sarebbero addirittura in 40 quelli che non hanno votato. Capite quindi che ognuno racconterà quello che vuole”.