Dante Esule, il percorso contemporaneo dell’Atlante Umano Romagnolo, è in mostra a Bagnacavallo fino al 1 dicembre 2019. Il progetto di Giampiero Corelli è stato presentato domenica 3 novembre con un incontro dal titolo “Esuli dal nostro tempo: identità rare e perdute della terra di Romagna” e con una performance di danza.
Ringraziamo per l’ulteriore approfondimento Mirella Madeo:
<< “Dante Esule, Atlante Umano Romagnolo“, nasce da un’idea del direttore Giampiero Corelli, fotoreporter, realizzata con la collaborazione di: Gabriele Zelli, Massimiliano Cameli ed è altesi il titolo della suggestiva mostra fotografica dell’ideatore del progetto, esposizione che si colloca all’interno delle rassegne culturali dedicate alle celebrazioni dantesche, che termineranno nel 2021.
Scatti, attraverso cui l’autore coglie le infinite sfumature dell’animo umano la solitudine, lo smarrimento nei volti e negli sguardi di persone semplici, esuli, lontani dalla loro terra, dalle loro radici e dal loro essere.
L’essere “ Esuli dal nostro tempo, identità rare e perdute della terra di Romagna “ è il fulcro del dibattito moderato da Domenico De Martino, direttore artistico di Dante 2021 Ravenna e docente all’Università di Pavia, il quale nella sua introduzione parte proprio dall’esperienza artistica del Sommo Poeta che iniziò a scrivere la Divina Commedia a Firenze per portarla a termine nel ravennate, facendo un parallelismo tra gli uomini e le donne del nostro tempo, pellegrini del mondo, che lasciano la loro patria, per andare in altri Paesi a contaminare la cultura di quei luoghi, e Virgilio che, in quanto traghettatore di anime dannate, diviene in un certo senso fautore inconsapevole del cambiamento dello “ status “ di queste ultime, le quali essendo trasportate dal purgatorio al paradiso, divengono, loro malgrado, anch’esse esuli.
Nel suo intervento Nevio Spadoni, illustre poeta e drammaturgo, esplora invece l’intimità umana, nelle sue diverse sfaccettature, dimostrando come si possa essere “esuli da sé stessi “, poiché è possibile prescindere dalla propria “essenza”, che diviene, dunque, altro da noi.
Distaccarsi dalle proprie paure, dallo smarrimento, dai vari sentimenti ed emozioni della nostra “Essenza “ ci rendono esuli dal nostro essere.
La medesima cosa avviene anche per quanto concerne il proprio credo religioso.
Difatti, per i cattolici, come per altre religioni, si crede che la vita non finisca con la morte, ma che vi sia una dimensione soprannaturale che, per l’appunto esula da quella che è la nostra essenza umana.
Maria Pia Timo che, con la sua leggerezza di attrice comica, nello spazio riservatole, ha sottolineato come determinante abitudini esulino dalla nostra realtà attuale.
Infatti, mentre un tempo, i nostri avi tenevano ad indossare i più bei vestiti che possedevano alla domenica e nelle festività comandate per attribuire a queste la giusta solennità, al giorno d’oggi invece questa usanza non ci appartiene più, essendo al contrario ancora osservata dagli stranieri che vivono nelle nostre città.
Un tempo, ad esempio, usavamo fare delle scampagnate, oggi invece i “pic nic “ fuori porta li fanno solo coloro i quali sono esuli dai propri Paesi di provenienza
L’intervento di Gianfranco Miro Gori, poeta e saggista, ha avuto come punto centrale la figura del “matto “, in passato molto presente nella nostra storia, tanto da essere stato rappresentato nella cultura da autori come Fellini e da diversi poeti romagnoli, che è purtroppo un’immagine molto desueta nella nostra modernità.
Questi è l’incarnazione più rappresentativa di colui che è al di fuori dalla società, personaggio simbolico che, per causa di forza maggiore, rimane estraneo da questa, in quanto non conforme a quelli che sono ritenuti i canoni per essere considerato parte dell’omogeneità sociale , discostandosene, sino a diventare “esule del nostro tempo “.
“In generale, dice, gli esuli della nostra generazione, sono tutti coloro che non trovano posto nella nostra comunità “.
L’inaugurazione della mostra che, che rimarrà aperta al pubblico fino al primo dicembre prossimo, si è conclusa con la performance di danza, degli “Alati senza quota “ della Compagnia Il Tempo Favorevole, Mulino Amleto Teatro, che si è esibita tra le antiche mura dell’incantevole convento di San Francesco di Bagnacavallo, con coreografie ispirate al tema “Dante Esule“, filo conduttore che ha coniugato in una perfetta armonia arte e letteratura.>>