In quale misura ciò che accade all’interno di un determinato spazio, in un dato momento, condiziona nel tempo la percezione che abbiamo di quel medesimo spazio?

Nasce per rispondere a questa domanda (e non solo a questa) il progetto ‘fuori-onda’, incursioni performative che consentono all’arte di vivere ed esprimersi in spazi inusuali, quelli ad esempio di un cantiere edile, spazi ricchi dunque di vibrazioni ed energie, le stesse che l’arte, in ogni sua forma, è in grado di trasmetterci.

Da un’idea di Nadia Angeli – fondatrice e coordinatrice dello studio faentino di progettazione architettonica Angeli e Brucoli Architetti – ‘fuori-onda’ è una riflessione sull’incontro tra architettura e arte, tra materia e leggerezza, all’interno di quegli spazi in fieri, i “cantieri” appunto, che si evolvono quotidianamente trasformandosi da progetto su carta e modello a luogo fisico, ossia l’edificio, lo spazio che accoglie il nostro essere ed il nostro abitare.


‘fuori-onda’
è un’esperienza performativa che viaggia in parallelo con le più tradizionali lavorazioni di cantiere previste dalle ore 08.00 alle ore 17.00 circa e che “invade” i molteplici cantieri aperti per le opere di ristrutturazione e nuova costruzione gestiti dallo studio di progettazione faentino.

Qui, le energie quotidiane caratterizzate da polverosa fatica, sudore, rigore e precisione continuano a vibrare anche fuori orario, materializzandosi in forme artistiche e “giocando” con gli spazi, la materia, i materiali, le luci e le ombre, anche in relazione allo stato di avanzamento del cantiere stesso.

È così che all’alba – prima dell’arrivo degli operai, o a conclusione di una giornata lavorativa – livelle, martelli pneumatici, caschi e tute da cantiere lasciano temporaneamente il posto ai passi leggeri della danza o al suono grave di un contrabbasso e quel luogo, grazie all’uso della fotografia quale forma comunicativa a posteriori, acquisisce una diversa personalità ed evoca suggestioni alternative.

Nell’ambito di un cantiere in corso per la ristrutturazione edilizia di una casa unifamiliare con corte situata nel centro storico di Lugo (Ra) ha preso forma il primo esperimento di fuori-onda.

Con la preziosa collaborazione di Valentina Poggi ed Elisa Guerrini, danzatrici ravennati nonché docenti presso la scuola di danza ‘Beat Ballet’ di Bagnacavallo, e con il fotografo Angelo Ciccolo ad immortalare la performance, dalle 6 alle 8 del mattino la leggerezza della danza ha trovato espressione all’interno di spazi fortemente caratterizzati dalla forza della materia.

In un ‘set’ di muri in laterizio scrostati pronti a ricevere il futuro trattamento deumidificante, di solai appena demoliti nell’attesa di subire gli interventi di miglioramento sismico, con il vano scala e la corte interna originari a fare da trait d’union tra stato dei luoghi passato e visioni future, ha preso vita e spazio l’arte.

La casa ed il cantiere hanno acquisito una non ripetibile e del tutto inconsueta personalità, la danza ha (ri)trovato un suo palco ed uno spazio fisico per concretizzarsi  – anche se non al cospetto di un pubblico fisicamente presente – diverso dai teatri e dalle palestre di cui in questo momento storico si trova ad essere privata.

Entrambe – architettura in cantiere e danza – alla ricerca di quella leggerezza che è la cifra stilistica sia dell’attività progettuale dello studio faentino che dell’attività professionale delle danzatrici ravennati e che è chiaramente in contrasto (e naturale risposta) alla gravità della materia ‘ospitante’.

“Dopo questo primo esperimento – spiega l’architetto Nadia Angeli – sono ora previste, a partire dal 2021 e in relazione allo stato di avanzamento di alcuni cantieri in corso di realizzazione, successive ‘incursioni’ fuori-onda che troveranno la loro materializzazione in una specifica forma d’arte o semplicemente in una inusuale occupazione degli spazi. In fondo – conclude – ogni casa, così come ogni cantiere, è il risultato finale di un processo di progettazione e realizzazione e perciò ha la sua del tutto irripetibile personalità legata all’irripetibile connubio di luogo, committente e progettista”.