Dopo il Complesso del Vittoriano a Roma e Palazzo Querini di Venezia, le opere di Ali WakWak saranno protagoniste di una nuova mostra, questa volta a Massa Lombarda, dove sono conservate. Venerdì 24 gennaio inaugura infatti la mostra “Se il sole fosse un gioco?”, in programma nella Sala del Carmine di Massa Lombarda di via Rustici, a cura di Health Ricerca e Sviluppo e dell’Assessorato alla Cultura di Massa Lombarda.
In questa giornata diverse iniziative renderanno omaggio all’esposizione che raccoglie tante opere dello scultore libico scomparso nel gennaio 2019. Alle 18.30 il Maestro Adrian Vasilache si esibirà al pianoforte nel “Concerto per la vita di tutti”, con musiche di Bach e Liszt. Al termine, ci sarà l’inaugurazione della mostra alla presenza del professor Giorgio Noera, presidente di Health Ricerca e Sviluppo, del sindaco di Massa Lombarda Daniele Bassi e del produttore Carlo Degli Esposti.
“Massa Lombarda vanta davvero tante eccellenze nel suo territorio e tra queste non si può non citare Health Ricerca e Sviluppo, che svolge da tempo un eccellente lavoro in campo sanitario in tutto il mondo e accoglie le importanti opere di Ali WakWaK – spiega il sindaco Daniele Bassi -. Come Amministrazione comunale ci è sembrato giusto regalare, seppur temporaneamente, alla comunità delle sculture con un tasso artistico e di umanità immensi”.
“Per noi è un onore custodire le opere di Ali WakWak e siamo grati all’Amministrazione comunale per aver deciso di allestire questa mostra”, dichiara il presidente di Health Ricerca e Sviluppo Giorgio Noera.
Le opere dello scultore Ali WakWak sono caratterizzate da una particolarità: sono realizzate con il materiale bellico recuperato nel corso della guerra degli ultimi anni. I lavori dell’artista libico sono conservati nella sede massese di Health Ricerca e Sviluppo, spin-off dell’Università di Bologna impegnato nel settore scientifico sanitario che da anni opera nelle zone di guerra.
Ali WakWak è stato il più importante scultore libico contemporaneo. Nato nel 1947 nel villaggio di Al Marj a 100 km da Bengasi, all’età di 13 anni inizia la sua carriera artistica, aiutando il padre nel realizzare tradizionali sfere scolpite a mano nel legno. Presto si allontana però dall’attività del padre, utilizzando il legno non solo come manifattura artigianale, ma come mezzo d’espressione. Entra così nell’universo dell’arte. La sua vita, durante il regime di Gheddafi, è costellata da eventi di grande intensità emotiva che gli infondono linfa vitale per realizzare nuove opere d’arte. Nel 1989, rifiutatosi di partecipare alla guerra in Ciad con l’esercito di Gheddafi, viene arrestato e condannato a 7 anni di prigionia, poi rilasciato dopo 2 anni, per buona condotta. Negli anni successivi, anche il fratello e il figlio di soli 20 anni vengono arrestati, con l’accusa di essere fondamentalisti islamici e rinchiusi nella famosa prigione di Abu Slim. Saranno rilasciati solo nel 2011, grazie ai rivoluzionari. Tutto questo gli ha fornito nuova energia per le sue creazioni artistiche, riuscendo anche ad aprire un suo studio a Bengasi, che gli ha consentito di lavorare intensamente e di far conoscere le proprie opere in Libia e all’estero.
In Italia fu conosciuto dal grande pubblico nel 2013, in occasione della mostra “Anime di materia”, ideata da Sergio Restelli e con la curatela di Elena Croci e ospitata nel Complesso Vittoriano di Roma, che si era riempito di armi, munizioni ed elmetti, una quarantina di sculture di grandi dimensioni, figure antropomorfe e zoomorfe: Ali WakWak aveva raccolto quegli ordigni dopo l’aprile del 2011, due mesi dopo la rivolta libica.