Foto di Maurizio Cazzanti

“E’ notizia recente l’approvazione del progetto di Ca’ Giansanti, che vedrà l’introduzione in cattività del cervo della Mesola e 2000 nuovi alberi nella pineta di Classe: a leggere le parole del direttore del Parco del Delta, Massimiliano Costa, qualche cittadino ignaro potrebbe pensare di trovarsi di fronte alla provincia più ambientalista ed animalista d’Italia. Purtroppo, però, di green qui c’è solo il washing: a fronte di qualche nuova piantina che necessiterà anni per crescere e notevoli risorse idriche, sono innumerevoli gli esempi di alberi, anche secolari, abbattuti nel nostro territorio, a partire da Punte Alberete anni fa per arrivare ai nostri lidi in tempi recentissimi; il rapporto Ispra del 2021 colloca peraltro Ravenna al primo posto per uso di inquinanti in agricoltura e per perdita di suolo ad uso di cementificazione selvaggia. I nostri amministratori intendono il verde quale scenario per selfie in campagna elettorale, a cui lasciare sempre più striminziti spazi a favore di obsoleti centri commerciali.

Per quanto riguarda gli animali, se possibile, la situazione è anche peggiore: emblematico il caso dei daini della pineta di Classe e di Lido di Volano, a cui vengono imputati danni che nella realtà si rivelano inconsistenti o prossimi allo zero, e comunque del tutto prevenibili con misure adeguate.

I daini vengono accusati di danni all’agricoltura (ma un’accurata ricerca delle associazioni ha portato alla luce richieste per risarcimento danni vicine allo zero in entrambe le province di Ravenna e Ferrara, a fronte peraltro di esigue domande di fondi per la prevenzione di danni ai campi coltivati); i daini vengono addirittura ritenuti responsabili di incidenti ferroviari (salvo ammettere che non si possiedono dati in proposito, e del resto nel 2014 l’investigazione dei volontari portò alla luce un documento in cui tali incidenti – di cui già allora si accusavano i daini- ammontavano a zero) ed incidenti stradali.

Su questo tema da quasi dieci anni si chiede con determinazione l’installazione di dissuasori efficaci lungo le strade che costeggiano un Parco naturale – metodo di prevenzione ed azzeramento degli incidenti da fauna selvatica, come ammesso dalla stessa Regione -, nonché di cartellonistica adeguata e limitatori di velocità. Dopo mail bombing, proteste d ogni genere, decine di interrogazioni sul tema, al momento della richiesta di attivazione per un Piano regionale per la sicurezza stradale con il coordinamento degli Enti preposti, la Regione presenta (anche in data recentissima) numeri tesi a minimizzare la questione (il “Piano Faunistico Venatorio Regionale 2018-2023 non ha presentato particolari criticità  sul tratto di strada oggetto di interrogazione” ;  “gli incidenti avvenuti a Ravenna e Cervia dal 2010 ad oggi presenti in banca dati sono 10.185; di questi 9.952 sono localizzati dal punto di vista geografico. Tra questi ultimi soltanto 8 riportano tra le circostanze la presenza di un animale. Di questi 8 soltanto 1 risulta avvenuto sulla SS 16”- da risposta ad interrogazione n 1459 della consigliera Giulia Gibertoni); d’altro canto, se si tratta di deportare o assassinare animali – come previsto dalla famigerata delibera 140 /2021-  i nostri amministratori sono pronti a suggerire una situazione apocalittica e incontrollabile, aiutati da certa cattiva stampa.

Qui di apocalittico c’è solo l’inadempienza della Regione e degli Enti preposti, che preferiscono rischiare l’incolumità degli automobilisti pur di dare una scusa di sollazzo a cacciatori assetati di sangue, procrastinando all’infinito interventi necessari e del tutto fattibili in tempi brevi lungo le strade vicino ai Parchi.

Lo ribadiamo, per l’ennesima volta: pur parlando di numeri percentualmente bassissimi, gli incidenti in cui viene coinvolta la fauna selvatica sono del tutto azzerabili con dissuasori e metodi ecologici, e non condannando a morte animali innocenti.

Quanto al trasferimento del cervo della Mesola, ricordiamo che il rischio estinzione derivò dal taglio indiscriminato di alberi nel primo Dopoguerra, e che il daino, suo antagonista almeno su base teorica visto che la maggior parte degli studi sul tema sono stati eseguiti in cattività, fu reintrodotto nel Boscone ad opera del Corpo Forestale dello Stato fra il 1957 ed il 1965; ora i daini in quelle zone sono nel mirino dei cacciatori. Prima pochi, poi troppi, poi ancora fastidiosi per i cani dei cacciatori, l’uomo comunque si arroga il diritto di disporre della vita (anzi della morte) di esseri innocenti. L’introduzione del cervo nella pineta di Classe è il primo passo per l’eliminazione del daino? E poi, toccherà ai lupi senza più risorse alimentari?

Il clima per gli animali in generale e per la fauna selvatica in particolare è fra i peggiori, ma non stupiamoci delle recenti derive pro caccia selvaggia: nel nostro territorio sono anni che si effettuano le prove per stermini che vedono d’accordo tutti i colori politici.

I cittadini e le associazioni che da anni si battono per la salvezza dei daini di Classe e di Lido di Volano chiedono, molto semplicemente, che la Regione e gli Enti preposti mettano da parte trucco e belletti “green” che non ingannano più nessuno, e che diano un esempio di civiltà rendendo sicure le strade attorno al Parco con pochi e sensati accorgimenti ecologici.

I cacciatori sono una lobby, ma amanti degli animali e persone insofferenti allo strapotere di psicopatici armati di doppietta costituiscono la stragrande maggioranza dei cittadini; non ci arrenderemo fino a che la delibera 140/2021 non verrà ritirata e la Regione Emilia Romagna deciderà di mostrarsi, per una volta, al passo coi tempi e degna di soluzioni etiche e sensate.”

Rete delle Associazioni a tutela dei daini di Classe e di Lido di Volano