Tutte le mattine ai piedi dello scalone che porta in comune. Continua la protesta di Werther Bartoletti, il menestrello, da 6 mesi privato del permesso di suonare in pubblico dopo 17 anni passati ad esibirsi per le vie di Ravenna e non solo, alternando anche collaborazioni importanti come l’ormai storico duetto con Francesco De Gregori o l’invito di Beppe Vessicchio alla raccolta fondi “Trenta ore per la vita”.
Come ormai tutti sanno a Ravenna, il menestrello è stato privato del permesso di suonare per strada dopo lo spiacevole episodio del maggio scorso, l’alterco con una coppia di turisti e i loro figli, che ha portato alla denuncia da parte della Polizia Locale e quindi al ritiro del permesso. Non un semplice permesso però per Bartoletti, ma una fonte di reddito, mediante la quale il suonatore si guadagnava da vivere mantenendo la propria famiglia, una moglie e due figli.
“Non è stata un’aggressione” ci tiene ad evidenziare Bartoletti ricordando il 25 maggio scorso con chi si ferma a parlare con lui “e per quell’episodio ho già chiesto scusa, al Comune e alla parte offesa. Riconosco di aver esagerato e di essere dalla parte del torto. Tutti sbagliamo, chiedo solo fino a quando dovrò pagare. Se potrò tornare a suonare e quando in questa città. Se non vogliono più darmi il permesso, va bene. Basta che me lo dicano, così inizierò a cercarmi un lavoro anche se a 48 anni ho bisogno che qualcuno mi aiuti”
Prima di iniziare ad esibirsi come artista di strada, Bartoletti era un lattoniere. Rimasto disoccupato, nel 2000 le esibizioni divennero la sua “professione” stabile.
Senza più chitarra, la realtà di Bartoletti oggi parla di bollette e affitti da pagare, cosa non facile con un’entrata in meno nell’economia familiare. Qualche giorno durante la settimana il menestrello lascia Ravenna, per andare a suonare in altre città, ma ormai la sua nuova postazione è diventato lo scalone comunale. Per due volte è già stato multato dalla Polizia Locale, ma le sanzioni sono state contestate dal suo avvocato, Andrea Maestri, che lo difende anche dall’accusa dopo l’alterco dello scorso maggio. Al collo un cartello racconta la sua storia a chi si ferma a leggerlo: “La mia arte è il mio pane. Sono un italiano disoccupato, sospeso senza un termine (fine pena mai). L’ergastolo della musica”.
Bartoletti chiede di conoscere il termine della sua sospensione. Sa che non potrà tornare a suonare in via Diaz. Le nuove norme, dopo l’acquisto dell’amplificatore, non glielo permetterebbero. Vorrebbe andare a suonare in via Cavour, davanti porta Adriana, in un’area più spostata dal centro.