A breve inizieranno i lavori finalizzati alla difesa e fruibilità della zona sud di Lido di Dante, dove si trova un gioiello che risponde al nome di “Riserva Naturale Statale Duna ravennate e foce del torrente Bevano”. Un luogo incantato che ho avuto l’onore di visitare a settembre grazie alla disponibilità dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e Parchi dell’Ufficio Territoriale di Punta Marina e con la collaborazione di Legambiente, impegnati a tutelare e salvaguardare questa rara oasi naturale. L’area consta di una pineta demaniale, di un sistema dunoso, della foce del Bevano e delle aree umide dell’Ortazzo e Ortazzino, è inserita nel Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna ed è tutelata dalla normativa dei Siti di Importanza Comunitaria. Si tratta di un sito litoraneo molto suggestivo in quanto, pur essendo il prolungamento delle note coste romagnole a tipica impronta balneare, ne differisce per l’incontaminazione antropica e l’assenza di edificazione. Visitando la pineta si ha la sensazione che il tempo si sia fermato ed insieme ad esso anche la mano devastante dell’uomo. Grazie all’opera professionale di controllo, custodia e tutela dei Carabinieri Forestali e col supporto della vigilanza ambientale di Legambiente, questo sito oggi vede la presenza di componenti biotiche di grande valore scientifico, fenomeno raro là dove vi è una presenza dell’uomo. In quest’area infatti nidificano o sostano diverse specie animali – alcuni rari e in via di estinzione – come gli aironi, le garzette, le beccacce di mare, le sterne, i beccapesci, i piovanelli, i fraticelli ed il fratino, specie che abbiamo il dovere di proteggere e preservare come ricchezza faunistica e patrimonio di biodiversità da non privare alle generazioni future.
Ovviamente una realtà di questo tipo necessita di un’attenzione particolare proprio perché è inserita in un contesto turistico che se non regolamentato e controllato può pregiudicare la sopravvivenza dell’oasi stessa. I rischi sono concreti e di vario genere. Nel 2012 questa area è stata oggetto di uno spaventoso incendio doloso che ha distrutto circa sessanta ettari di pineta, e per tale ragione ora ne è precluso l’accesso al fine di favorirne la ricrescita naturale di flora e fauna. Si tratta di un tratto di litorale la cui estensione è appena il 5 % della costa della nostra Regione, per cui ogni precauzione a protezione dei luoghi si rende necessaria. Il valore ambientale è incalcolabile ed una sana visione di turismo di derivazione naturalistica può consentire una lungimirante prospettiva per la destagionalizzazione dell’offerta. I lidi naturalistici, insieme alla storia di Ravenna e ai suoi siti UNESCO, le stazioni balneari e le attrazioni estive, i percorsi cicloturisti, fluviali e la cultura enogastronomica sono quanto di più completo ed invidiabile questo territorio possa offrire ad un visitatore. Se prevalgono buon senso ed una visione d’insieme dei valori in gioco, non si può non optare per una esclusione di ogni attività che segua la logica della speculazione e del business che inevitabilmente andrebbero ad intaccare questi delicati equilibri. Oggi abbiamo sempre più bisogno di puntare su un’offerta turistica sana e stimolante che possa far scoprire quanto di più incredibile è ancora presente sui nostri territori; dobbiamo attrarre ed incentivare a permanere maggior tempo possibile nella nostra offerta territoriale. Ogni previsione di accesso a questi luoghi incontaminati può essere consentita solo a condizione che si rispetti la biodiversità esistente, facendosi al contempo strumento per lo sviluppo di una cultura dell’ambiente, a partire dalle scuole: un idea di turismo che possa fruire anche di queste aree, che da un lato vanno protette e dall’altro vanno sponsorizzate a scopo culturale ed educativo. Preservare le risorse e sviluppare sensibilità consapevole sono la via maestra su cui orientare le nostre scelte. L’auspicio è che il progetto di fruibilità che sta per partire vada proprio in questa direzione.