Il progetto è in fase di sviluppo da mesi, ma solo sabato 7 settembre ha avuto la garanzia di realizzarsi, dopo che gli ultimi test fisici effettuati a Brescia hanno dato riscontri positivi. Ora è ufficiale: l’Istituto Oncologico Romagnolo porterà tre pazienti oncologici in fase attiva di malattia a New York per prendere parte alla Maratona più famosa del mondo. Sono stati selezionati i riccionesi Monica Giunta e Valter Marcelli: assieme a loro Cristian Galli, nato a Rimini ma residente da 15 anni a Ravenna, e la dottoressa Elisa Ruggeri, psicologa IOR che ha deciso di sposare la causa e di percorrere anch’essa i 42 km che separano la partenza del Verrazzano Bridge dall’arrivo di Central Park.
Un progetto che non sarebbe stato comunque possibile realizzare senza la preziosa collaborazione del dott. Gabriele Rosa: medico cardiologo, è probabilmente l’allenatore di maggior successo dell’atletica mondiale alla luce di un palmares che vanta 9 record del mondo, 20 medaglie d’oro ai campionati mondiali, 19 medaglie olimpiche e 49 maratone del circuito top-6 conquistate. Come ogni anno la sua equipe si occuperà non solo della preparazione di professionisti della corsa ma anche di atleti speciali, di cui i pazienti oncologici romagnoli rappresentano solo una piccola parte: parteciperanno alla spedizione anche i pazienti affetti da sclerosi multipla dell’Associazione Sevuoipuoi; le persone affette da Parkinson della Parkinson&Sport; i giovani della comunità di San Patrignano; e gli ospiti della Cooperativa Sociale Download – Albergo etico.
Secondo le parole di Fabrizio Miserocchi, Direttore Generale IOR, «questo progetto è la naturale prosecuzione di ‘Move Your Life’, il percorso dedicato ai pazienti oncologici con cui poniamo l’attenzione sull’importanza del movimento come arma per rendere più efficaci i trattamenti e più tollerabili gli effetti collaterali. I nostri tre ragazzi hanno dimostrato non poco coraggio ad accettare questa sfida: Monica e Cristian non hanno mai corso su una distanza simile, e Valter non ne ha avuto più la forza dopo la diagnosi. Ma sono sicuro che la determinazione con cui si sono imbarcati in questa avventura, unita alla competenza dell’equipe del dottor Rosa che ne segue la preparazione, siano la garanzia migliore affinché questo viaggio si riveli un grande successo: speriamo che il loro entusiasmo sia contagioso e convinca altre persone, non solo pazienti, ad uno stile di vita sano che preveda una buona dose di esercizio fisico».
Sulla stessa linea anche il dott. Gabriele Rosa: «Si tratta di un’esperienza con un impatto psico-fisico molto importante, che li permette non solo di maturare una nuova consapevolezza nei propri mezzi e di affrontare con rinnovata determinazione il problema di cui soffrono, ma che li porta a diventare un esempio per chiunque si trova nella medesima situazione. L’esperienza che vivono questi ragazzi a New York, poi, è indescrivibile: partono assieme a 50.000 persone e lungo il percorso ci sono milioni di americani che imparano il tuo nome e ti incitano a non mollare. Quando i nostri atleti tagliano il traguardo non sono più le stesse persone che erano alla partenza. Il nostro obiettivo non è quello di fargli vivere un’esperienza faticosa, stressante, ma far capire loro che anche con una patologia non ancora risolta e invalidante come un tumore, si possa portare avanti un’attività motoria e, soprattutto, prefiggersi grandi traguardi».
Tornando ai ragazzi coinvolti dall’Istituto Oncologico Romagnolo in questa iniziativa, uno in particolare è del territorio ravennate. Cristian Galli è un classe ’72 nato a Rimini ma residente da 15 anni nella città dei mosaici, dove lavora presso la Polizia Locale. Sposato, due figli di 13 e 10 anni, ha scoperto di soffrire di un carcinoma polmonare tre anni e mezzo fa. «Mi ero accorto di soffrire di disturbi all’occhio destro – spiega – ma non mi sarei mai immaginato che quell’anomalia al campo visivo si rivelasse poi essere una metastasi. Ho sposato un protocollo sperimentale di terapia a bersaglio molecolare presso l’IRST di Meldola: devo prendere pastiglie tutti i giorni e farmi controlli una volta al mese. Dopo un iniziale periodo in cui il tumore dava segni di regressione, ora sembra essersi arrestato: quanto basta per poter prendere parte a questo splendido progetto. Nel periodo successivo alla diagnosi, nonostante sia sempre stato uno sportivo, avevo cessato la mia attività: ma da quando sto meglio ho ripreso piano piano a muovermi, e ho notato come anche gli effetti collaterali delle terapie siano meno pesanti. Sono felicissimo ed emozionato di poter provare le sensazioni della Maratona di New York: mi sono approcciato al running da poco, seguendo l’esempio di Leonardo Cenci, ma non ho mai fatto 42 km in vita mia. Sono comunque tranquillo perché abbiamo un preparatore che ci segue: quel giorno non guarderò il cronometro ma farò la mia corsa per riuscire a tagliare il traguardo e dimostrare a me stesso e agli altri di potercela fare. La vita è bella, bisogna viverla al massimo finché ne abbiamo la possibilità: spero che questo messaggio arrivi anche ai miei “colleghi” a Meldola, che ogni giorno come me lottano contro questo terribile male».