Le cooperative si aspettano che i costi dell’energia rimarranno alti anche per il 2023. Le conseguenze sono potenzialmente drammatiche, fino al ricorso agli ammortizzatori sociali e alla sospensione dell’attività. Una cooperativa su dieci tra quelle considerate nel campione sta considerando di fermare gli impianti, un rapporto che sale a una su quattro nel settore dei trasporti e della logistica. Ma in grave difficoltà sono tutte le filiere produttive e le aziende meno strutturate dal punto di vista patrimoniale.
È quanto emerge da un’indagine interna presentata da Legacoop Romagna nel corso dell’ultima direzione associativa.
Circa un terzo delle cooperative esaminate prevede aumenti dei costi dell’energia superiori al 100%. Di queste quasi la metà preventiva aumenti di oltre il 200%. Le più colpite nell’immediato sono le cooperative della filiera agroalimentare e della filiera sociale e servizi. Queste ultime, in particolare, segnalano forti criticità sui flussi finanziari e sulla liquidità.
Di fronte alla crisi energetica tre cooperative su quattro stanno attuando iniziative per il contenimento dei consumi, ma anche indagini di mercato sui fornitori e interventi sull’organizzazione del lavoro. Minori le percentuali di chi sta attuando investimenti per l’autonomia energetica attraverso le fonti rinnovabili, visti i tempi lunghi e i requisiti finanziari necessari. L’energia non è l’unico problema: chi produce beni fatica ad assorbire i giganteschi rincari subiti da tutte le materie prime.
Il dato più preoccupante riguarda il 9% di aziende che prevede di spegnere gli impianti o di ricorrere agli ammortizzatori sociali (7%) se i costi energetici rimarranno invariati e non ci saranno interventi forti di carattere pubblico. Il settore più colpito è quello dei trasporti e della logistica, dove un quarto delle cooperative sta valutando di sospendere il servizio, ma sono tra i comparti più in fibrillazione anche la ristorazione, la pesca e la gestione di impianti sportivi.
«C’è ormai la consapevolezza — dichiara il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti — che la possibilità di usufruire dell’energia a basso prezzo non ci sarà più per molto tempo. I vari settori vivono la crisi energetica in modo diverso, ma tutti ci segnalano che è destinata a diventare un dato strutturale. Uno degli elementi che ci preoccupa di più è la rottura delle filiere produttive, perché l’aumento enorme dei costi dell’energia e delle materie prime non può essere interamente scaricato sui consumatori e sulle famiglie. Stiamo monitorando con grande attenzione la situazione delle cooperative meno strutturate, in particolare nel settore sociale, perché sono già in corso forti tensioni sulla liquidità. Al governo che verrà, speriamo in tempi rapidi, chiediamo interventi di sostegno per le famiglie e le imprese. Occorre un’azione choc come già avvenuto per la pandemia, da concordare a livello europeo. Chiediamo di ridistribuire gli extra profitti delle aziende energetiche e un’accelerazione nell’incremento di salari, stipendi e pensioni, erosi da un’inflazione ormai al 10%. Da parte nostra intendiamo rafforzare i rapporti tra le varie filiere cooperative. Abbiamo avviato un lavoro importante sull’energia con le comunità energetiche e ci stiamo strutturando per rafforzare questi processi innovativi attraverso Federcoop Romagna. Stiamo predisponendo iniziative di tutoraggio e servizio per le cooperative più piccole per diffondere il risparmio energetico, agevolare gli investimenti e migliorare i rapporti con i fornitori e il mercato. Sono temi che entreranno nel percorso verso il nostro congresso, che si terrà il 2 febbraio a Ravenna».