Crescono in provincia di Ravenna le iscrizioni trainate dall’aumento della fiducia delle imprese. Il secondo trimestre del 2021 – fa sapere l’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio – segna un’accelerazione delle aperture di nuove attività che tornano ai valori pre-pandemia, “anche se – come ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio – è ancora presto per parlare di ritorno alla normalità”. Nel complesso, le aperture di nuove imprese tra aprile e giugno hanno toccato le 466 unità, un valore comunque inferiore della media del triennio 2017-2019 (502), prima dell’irrompere dell’emergenza sanitaria globale, ma più basso di sole 62 unità rispetto al dato del secondo trimestre 2019, quando le iscrizioni furono 528. Nello stesso periodo del 2020 le nuove iscrizioni si erano fermate a quota 271.
Il miglioramento del clima di fiducia negli ultimi mesi ha impattato su quasi la metà delle imprese ravennati nate tra aprile e giugno 2021, rispetto allo stesso trimestre 2020. Secondo le analisi del Centro Studi dell’Ente di Viale Farini, infatti, un punto di fiducia in più o in meno influenza la nascita di un’impresa su due.
Il ritorno a una dinamica delle aperture più in linea con il periodo pre-pandemia appare più evidente guardando alcune delle forme giuridiche assunte dalle neo imprese. In particolare, tra aprile e giugno di quest’anno, l’anagrafe delle imprese della Camera di commercio di Ravenna ha registrato un incremento (+17) nel numero di aperture di società di capitale rispetto allo stesso periodo del 2019 (132 contro 115). In linea con una tendenza in atto da tempo, fanno invece segnare un passo indietro rispetto al 2019 le imprese individuali, la forma d’impresa più numerosa in Italia e nella nostra provincia (54,5% la quota delle ditte individuali sul totale delle imprese ravennati): 288 le aperture di nuove attività in provincia di Ravenna per questa tipologia di assetto giuridico nel secondo trimestre di quest’anno, contro le 369 di due anni fa (-81 unità).
Restano invece sopra la media degli ultimi anni le cancellazioni volontarie, che contestualmente aumentano ed arrivano nel secondo trimestre di quest’anno a 364 rispetto alle 248 dell’analogo periodo dell’anno precedente, quasi il 47% in più; più simile al valore pre-pandemia, quando furono 358 (+1,7% rispetto alle cancellazione verificatesi nel secondo trimestre del 2019). Le iscrizioni di nuove imprese sono 466, contro le 271 del secondo trimestre 2020, il 72% in più. Il bilancio tra aperture e chiusure, nel secondo trimestre di quest’anno, resta dunque positivo, con un aumento di +102 unità. In termini percentuali, lo stock delle imprese provinciali si è accresciuto dello 0,27% (0,62% il tasso di crescita regionale, 0,74% quello nazionale), portando il totale delle imprese registrate nella provincia di Ravenna, al 30 giugno 2021, a 38.294 realtà imprenditoriali.
Anche per il settore artigiano si registra un tasso positivo, pari a +0,18%, che ha chiuso il periodo con un saldo attivo di 18 imprese (155 le iscrizioni di nuove imprese contro 137 cessazioni). La forma giuridica più diffusa tra gli artigiani ravennati è quella delle imprese individuali (quasi il 77% del totale) ed in questo trimestre realizzano un tasso in crescita (+0,3%), accompagnandosi alle società cooperative (+3,6%), anche se queste ultime hanno in provincia per l’artigianato una incidenza percentualmente trascurabile.
Tra i settori artigiani che contribuiscono al tasso positivo del comparto, ritroviamo ancora una volta il gruppo di imprese dell’edilizia (+18), con una variazione positiva significativa; in questo trimestre positiva e importante anche la performance delle imprese artigiane operanti nel turismo (+15 unità); a seguire, le attività dei servizi di supporto alle imprese (+6). In positivo ma con saldi contenuti anche le imprese artigiane dell’agricoltura, quelle del commercio, delle attività immobiliari, sanità e attività artistiche e di intrattenimento.
“La storia futura – ha proseguito Guberti – è quella che scegliamo, oggi, di diventare. Occorre dimostrare un senso di responsabilità collettivo per costruire un nuovo paese e una nuova Europa, puntando su innovazione, sostenibilità, conoscenza, con le imprese al centro, motore di lavoro e benessere. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha concluso il commissario straordinario della Camera di commercio – è un’occasione unica, abbiamo una incredibile quantità di risorse, ma servono anche visione, metodo e tempi certi di attuazione delle riforme”.
Le forme giuridiche Il maggior contributo all’andamento del periodo viene ancora una volta dalle società di capitali: 91 imprese in più nel trimestre, pari ad un tasso di crescita positivo dell’1,10%, in miglioramento rispetto all’analogo trimestre del 2020 ma anche rispetto a quello del 2019 ed al risultato pure positivo del 2018.
Rispetto ai periodi più recenti, infatti l’analisi della nati-mortalità delle imprese per forme giuridiche nel secondo trimestre del 2021, rileva anche un recupero del tasso di crescita delle società di capitale: aumentando di 91 unità, il loro tasso trimestrale (+1,10%) rappresenta quasi sei volte l’indicatore riferito allo stesso periodo del 2020 (+0,19%), mentre è più in linea (ma sempre in miglioramento) con il 2019, quando fu pari al +0,99%, e con quello del 2018 (+0,82%). Inoltre, delle 102 imprese in più alla fine del trimestre, circa l’89% ha la forma di società di capitale. Si riducono le società di persone (-9 unità, pari al -0,11%), mentre crescono le imprese individuali (+7 unità, pari al +0,03%), le cooperative ed i consorzi (+13 unità, pari al +1,28%).
Le dinamiche settoriali. Crescono l’edilizia (+34), il cui trend risente positivamente della performance del comparto artigiano (+18 unità), e le attività di alloggio e ristorazione (+34), cui si accompagnano le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+19), il commercio (+18), le attività immobiliari (+14), il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+11), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+5) ed i servizi di informazione e comunicazione (+3). In positivo anche istruzione e sanità.
In termini assoluti, saldi negativi si registrano, in particolare, in agricoltura (-21 unità) e nei servizi di trasporto (-22 unità).
Tipologie di imprese
Le imprese giovanili rappresentano quasi il 22% del totale delle iscrizioni ed il 12,1% delle chiusure complessive, con un saldo trimestrale positivo (+58), in aumento rispetto al secondo trimestre dello scorso anno (era +35), ma in calo rispetto al 2019 quando aveva raggiunto quota +110; in forte diminuzione il tasso di variazione trimestrale rispetto al secondo trimestre dell’anno pre-covid (+2,58 contro il +4,59). Il tasso di crescita relativa risulta comunque più elevato rispetto al complesso delle imprese (al confronto del +0,27%) e la loro consistenza rispetto al 31 marzo 2021 cresce, risultando inferiore al dato dello stesso trimestre del 2019 a causa della perdita dei requisiti “giovanili” da parte di imprenditori già iscritti in precedenza. L’incidenza percentuale sul totale delle imprese, per le imprese “under 35” risulta essere pari circa al 6%.
Anche per le imprese femminili il saldo della movimentazione risulta positivo (+30 unità), con una riduzione rispetto al dato dello stesso periodo del 2019 (quando era +73): la loro quota sul totale delle imprese si assesta sul 21%, posizionandosi tra quanto rilevato in Emilia-Romagna (20,9%) ed in Italia (22%). Rispetto al trimestre pre-covid, il risultato è stato determinato soprattutto dalla diminuzione delle iscrizioni che è stata accompagnata da un piccolo incremento delle chiusure volontarie. Nel trimestre in esame, le aperture di imprese gestite da donne rappresentano quasi il 26% del totale delle iscrizioni; contestualmente, il 24,7% delle chiusure complessive.
Trend analoghi si rilevano per le imprese straniere: la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+39 unità), risulta più alta rispetto al dato dello scorso anno (+29) ma più bassa rispetto al saldo del secondo trimestre del 2019 (era +50), ma in questo caso con cali tra le nuove iscrizioni e soprattutto tra le cessazioni. Nel tempo è aumentata la loro incidenza sul totale ed in provincia di Ravenna, ogni 100 imprese registrate 12 sono gestite da stranieri.