“Tecnologia e conoscenza – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – sono ormai divenute le coordinate essenziali per la crescita di ogni sistema economico. Le richieste di brevetti provenienti dalla nostra provincia mostrano una tendenza chiara e stabile al rialzo, a dimostrazione che le imprese ravennati continuano a riconoscere l’importanza – ai fini dell’innovazione – degli investimenti in ricerca e sviluppo”.
L’analisi per campo tecnologico effettuata dall’Ufficio brevetti dell’Ente di Viale Farini mostra che, nel 2021, il settore delle “necessità umane” e quello delle “tecniche industriali e trasporti” assorbono oltre il 68% della capacità inventiva made in Ravenna. Nel primo rientrano i brevetti relativi a diversi ambiti di attività, come ad esempio l’agricoltura, l’abbigliamento e lo sport; il secondo riguarda, invece, le tecnologie della manifattura, in particolare quella avanzata, quella, cioè, che si riferisce all’automazione. Tra i settori maggiormente coinvolti, quelli delle tecnologie meccaniche e chimico-farmaceutiche, che concentrano il 75% del totale, ma non mancano brevetti che rientrano nella strumentazione e nei sistemi elettrici ed elettronici. Il 12% dei brevetti pubblicati dall’EPO nel 2021 si riferisce, inoltre, alle KET (Key Enabling Technologies), le tecnologie (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e microelettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata) che la Commissione Europea considera abilitanti a tutti gli effetti, grazie alla loro diffusione pervasiva in tutti i settori di attività.
Con 1.420 brevetti nel 2021, la Lombardia è la regione in cui più si concentra la capacità innovativa delle imprese; seguono l’Emilia-Romagna (con 767 domande pubblicate), il Veneto (con 627) e il Piemonte (464). Nel loro insieme queste quattro regioni concentrano il 72% dei brevetti italiani all’EPO; l’anno scorso le migliori performance sono state pubblicate dall’Emilia-Romagna (+9,3%) e dal Veneto (+5,2%). Guardando alle altre regioni, quelle del Centro hanno segnato una crescita del 13,4% delle domande pubblicate. Al di là dei casi specifici, nel 2021 le regioni del Mezzogiorno producono solo il 5,6% delle domande complessive. Quasi 2 brevetti europei su 3 dei 4.555 brevetti del 2021 si riferiscono alle prime 15 province del Paese, con un totale di 2.989 domande. Milano, Torino, Bologna, Roma e Treviso sono le province che hanno presentato il maggior numero di brevetti, con 1.729 domande, il 38% di quelle pubblicate per le 105 province considerate. Sempre tra le prime 15, l’anno scorso hanno registrato performance straordinarie le province di Modena, Firenze, Padova e Pisa, con tassi di crescita – rispettivamente – del 44,5%, del 34,2%, del 19,4% e del 17,6%.
“L’innovazione, intesa come applicazione della conoscenza per creare processi più efficaci e nuovi prodotti o per rendere quelli già disponibili più rispondenti alle esigenze di una società in costante evoluzione – ha concluso Guberti – è alla base di gran parte della crescita economica. In questo scenario, i diritti di proprietà industriale rivestono un ruolo cruciale poiché consentono di proteggere le idee, le opere e i processi frutto dell’innovazione, assicurando un vantaggio competitivo a chi li ha ideati; aprono la possibilità di valorizzare l’innovazione acquisendo nuovi mercati e offrono la possibilità di continuare ad investire sul futuro”.
Il brevetto, ricorda la Camera di commercio, è un titolo giuridico in forza del quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento dell’invenzione, in un territorio e per un periodo ben determinati, e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l’invenzione senza autorizzazione. Per invenzione si intende, invece, una soluzione nuova e originale a un problema tecnico.