L’area sarà così di circa 11 ettari complessivi; una parte anche per la laminazione delle acque
Cresce il Bosco di Fusignano: martedì 9 aprile, grazie a un accordo urbanistico sottoscritto qualche mese fa, il Comune di Fusignano ha acquisito gratuitamente quattro ettari di terreno che saranno utilizzati quasi integralmente per ampliare il bosco urbano.
Con l’annessione di queste nuove aree, il bosco raggiunge così la dimensione di circa undici ettari; l’ampliamento del bosco assolverà anche un’importante funzione idraulica attraverso un sistema di laminazione delle acque a supporto della rete scolante del centro urbano. Dei quattro ettari acquisiti, 3,82 saranno destinati al bosco e alle opere di protezione idraulica, mentre 0,18 ettari a due piccoli lotti pubblici destinati all’Edilizia residenziale sociale.
Questa operazione consente di ampliare il “polmone verde” cittadino, voluto per ricostruire quelli che erano i cosiddetti boschi planiziali, ovvero boschi di pianura che un tempo ricoprivano l’intera pianura Padana. Gli alberi che saranno piantati nelle nuove aree daranno il proprio contributo al miglioramento della qualità dell’aria e della biodiversità del territorio, nonché saranno fonte di benessere per i residenti fusignanesi.
Il Bosco di Fusignano si estende a ovest dell’abitato ed è frutto di un rimboschimento effettuato con lo scopo di ricreare un lembo della selva di querce e carpini che un tempo ricopriva la pianura Padana. Quest’antica selva si era preservata a Fusignano nel grande bosco della Famiglia Calcagnini, distrutto nel corso della Seconda guerra mondiale.
Il “bosco” di Fusignano, quello storico, era un parco nobiliare che sorgeva alle spalle del palazzo dei Marchesi Calcagnini, in un’area di circa 20 ettari compresa tra via Santa Barbara e il fiume Senio, comprendente anche alcuni alberi risalenti a un bosco originario del luogo. Il parco, probabilmente risalente al XVI secolo, è rimasto nella memoria popolare come “e bosc”.
Il bosco di Fusignano sorse accanto alle proprietà Calcagnini, il cui palazzo nobiliare era denominato palazzo Rosso. Presso questo palazzo Francesco V marchese Calcagnini fece costruire un giardino all’uso francese. Nel primordio del 1819 il marchese Francesco VI lo distrusse e fece sorgere, sul disegno dell’ingegnere e architetto Filippo Antolini, una villa con giardino all’inglese, al quale era abbinata una zona più selvatica utilizzata per scopi venatori. Dal materiale disponibile e dalle testimonianze orali, si può dedurre che il parco ospitasse enormi esemplari arborei come platani e olmi talmente grossi che si faceva fatica ad abbracciarli in tre o anche in quattro persone e di zone in cui gli alberi formavano addirittura delle sorte di cupole impenetrabili persino alla luce diurna.
Il periodo di maggior splendore del bosco si ebbe nella metà del XIX secolo, quando pare occupasse addirittura una superficie di circa 30 ettari, cioè ben più delle dimensioni dell’abitato, mentre invece dal decennio antecedente alla Seconda guerra mondiale l’erede dei Marchesi Calcagnini cominciò a vendere a blocchi centinaia e centinaia di piante.
L’inverno del 1944, con l’esercito tedesco appostato sulle rive del Senio e gli alleati in rapido avvicinamento, segnò un periodo molto difficile per Fusignano e il suo bosco: rifugio per le truppe dell’asse e quindi obiettivo militare, nonché fonte di materie prime e legna da ardere per la popolazione nell’inverno 1944-45, il bosco ne uscì devastato.
Le necessità del dopoguerra, la richiesta di terreni da coltivare ed edificare (e non ultimo la possibilità di ricavi derivanti dal legname in una situazione di grave crisi economica), decretarono l’abbattimento di ciò che rimaneva del bosco, che è tuttavia rimasto ben presente nella memoria dei cittadini fusignanesi.
È così che a metà degli anni ’90 è nata l’idea di far rivivere il bosco di Fusignano, naturalmente non più nella sua posizione originaria ormai occupata da case e strade, ma in un’area inizialmente di circa un ettaro a ridosso del Canale dei mulini. Il progetto, elaborato da Legambiente e Wwf, ha consentito la creazione di un’area di riequilibrio ecologico con la piantumazione di alberi e arbusti, un vero polmone verde tra la zona industriale e l’abitato, che si caratterizza come un querceto misto con prevalenza di farnia e caratterizzato anche da zone cespugliose e arbustive, da radure e spazi aperti che, pur essendo opera dell’uomo, ha in effetti tutte le caratteristiche di un antico bosco planiziale, un tempo molto diffusi nella pianura padana.