Sono 37 gli imputati che dovranno rispondere di associazione per delinquere al termine delle indagini attorno a quello che è stato definito il “racket dei funerali”. Come evidenziano Il Corriere di Romagna e Il Resto del Carlino, ai 37 imputati è stato notificato l’avviso di fine indagine e ora si andrà a processo. 17 sono responsabili di agenzie di onoranze funebri dislocate su tutta la provincia. Gli altri accusati sono responsabili e dipendenti delle camere mortuarie di Faenza e Lugo. Secondo l’impianto accusatorio, le onoranze funebri pagavano dipendenti e responsabili degli obitori per avere informazioni e agevolazioni nell’organizzazione dei funerali: un giro d’affari, stimato durante le indagini, di 100 mila euro all’anno. Tra i 15 e i 20 mila euro all’anno, secondo l’accusa, i ricavi per gli operatori sanitari.
L’indagine, coordinata dal procuratore Daniele Barberini, era iniziata nel 2019, a cura del Reparto operativo Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Ravenna.
Agli operatori delle camere mortuarie, secondo la procura, veniva richiesto di preparare le salme, disobbedendo ad un regolamento dell’azienda sanitaria, introdotto nel 2018, che vietava le operazioni di vestizione. In questo modo le imprese riuscivano a risparmiare fra il 50% e il 70% sui servizi forniti, proponendo quindi sul mercato tariffe inferiori rispetto alla concorrenza. Gli operatori sanitari inoltre sono accusati di aver messo in atto comportamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese che non partecipavano al racket e di segnalare le cosiddette “salme libere”, le salme per le quali le famiglie non avevano ancora contattato un’agenzia, fornendo alle imprese complici i contatti telefonici.
Furono le segnalazioni dell’agenzia funebre Zama a svelare ai carabinieri il malcostume generalizzato, un malcostume che purtroppo, in questo settore, non balza per la prima volta cronache. Indagini e fatti simili sono stati riscontrati in questi anni in diverse province italiane.