Un pranzo condiviso, dove sport e spirito di carità si sono incontrati per regalare qualche sorriso a chi ha più bisogno. Ieri, i giocatori e tecnici della Consar Rcm, su invito dell’Opera di Santa Teresa, hanno preparato i pasti per circa 20 ospiti della Casa della Carità. Il progetto della Casa della Carità nasce per accogliere e ospitare temporaneamente persone povere, abbandonate, sole e in difficoltà (rifugiati e migranti, persone senza dimora o con problemi di fragilità psicologica, mamme con bambini), basandosi su una stretta collaborazione con la Caritas diocesana. Ai fornelli, nella cucina allestita per la Mensa dei poveri, i giovani atleti hanno cucinato e in seguito servito i piatti nella sala centrale, dove era stata predisposta un’unica grande tavolata per stare insieme. Presenti anche il presidente della società sportiva, Matteo Rossi, il direttore dell’Opera di Santa Teresa don Alberto Graziani, il vice direttore e diacono Luciano Di Buò e il responsabile delle attività istituzionali della Fondazione, Filippo Botti.
“È stato bello avere qui con noi gli atleti del nostro territorio – afferma Filippo Botti, responsabile delle attività istituzionali della Fondazione dell’Opera di Santa del Bambino Gesù – e ringrazio la società sportiva e in particolar modo il presidente Matteo Rossi e il suo staff per aver accolto con entusiasmo il nostro invito. È importante per noi far conoscere la nostra realtà e i progetti che abbiamo intrapreso e quelli che vogliamo avviare a sostegno delle persone più fragili ed in difficoltà. Il pranzo è un simbolo importante di condivisione; se a molti di noi può sembrare un momento della giornata come tanti, per altri, invece, è spesso un lusso che a volte non ci si può permettere. Oggi eravamo tutti allo stesso tavolo per mangiare, ma anche per trascorrere qualche ora in compagnia, parlando e conoscendo gli ospiti accolti all’interno dell’Opera di Santa Teresa.
La Casa della Carità nasce allo scopo di tamponare la prima grande emergenza, che è quella abitativa, ma è di per sé un progetto molto più ambizioso. Una volta garantito l’alloggio, infatti, l’Opera di S Teresa e i Servizi sociali del Comune di Ravenna, avviano percorsi individuali, per aiutare queste persone a trovare, ad esempio, una nuova casa o un nuovo lavoro. “Non li lasciamo da soli. La Casa e l’Opera in generale, diventano per loro una vera comunità familiare, dov’è possibile condividere le proprie difficoltà e paure, sempre nel rispetto di regole per una buona convivenza comune. E servizi come questo possono essere garantiti solo unendo le forze, creando vere sinergie con il territorio, come quella di questa mattina, e sensibilizzando quante più persone possibili sul tema della povertà” conclude Botti.
“Da molti anni il nostro club ha inserito tra le sue attività anche un’attenzione specifica al sociale – dichiara Matteo Rossi, presidente del Porto Robur Costa 2030 – e non ci tiriamo indietro quando si può dare una mano nei settori della solidarietà. Abbiamo conosciuto una realtà straordinaria, una vera comunità, dove si respira il senso dell’accoglienza e il valore della famiglia. I nostri giocatori si sono appassionati fin da subito e si sono ben calati nel ruolo speciale che hanno avuto. Lieti di continuare a collaborare con l’Opera di Santa Teresa per altre future iniziative. E adesso per la Pasqua stiamo lavorando per concretizzare una collaborazione con Admo e Spazio 104 Insieme”.
La mattinata si è poi conclusa con lo scambio delle “divise sociali”. La Consar Rcm ha poi regalato alla Fondazione alcuni gadget per i più piccoli e un pallone da pallavolo con tutte le firme.