A un anno dall’alluvione che nel 2023 si è abbattuta sulla Romagna, il Centro Studi dell’associazione ha rilevato gli aggiornamenti nelle aziende associate danneggiate, per fare il punto su quanto è stato fatto e su quanto resta ancora da fare per riparare le ferite del tessuto produttivo locale.
“L’indagine è stata condotta nei primi dieci giorni di maggio tra le 58 attività colpite a vario livello dalle due ondate alluvionali di 12 mesi fa – spiega il presidente, Roberto Bozzi – a loro, in un primo momento abbiamo fornito sostegno tramite una rete di aiuto, mettendole in contatto con chi poteva fornire macchinari e spazi per tamponare l’emergenza, poi abbiamo voluto con un gesto concreto riconoscere uno sconto sulla quota associativa variabile tra il 65% e il 100%, per un totale di 363 mila euro. Oggi proseguiamo nell’attività di monitoraggio e affiancamento nella presentazione delle domande di ristoro”.
Ripartenza: l’86% delle aziende interpellate ha ripreso del tutto la propria attività, il 5% si attesta al 70%, un altro 5% è ripartito per metà, mentre il 3% è riuscito a riprendersi solo per un 20%. Per quanto riguarda gli assetti occupazionali, l’81% ha risposto che non prevede di attivare nei prossimi tre mesi la cassa integrazione.
È stato poi chiesto se e quali azioni sono state intraprese per la messa in sicurezza degli impianti e della struttura aziendale: un terzo ha risposto ha affermativamente, e gli interventi riguardano per lo più la ristrutturazione degli stabilimenti, il riposizionamento dei macchinari e server ai piani superiori, il trasferimento in altre sedi e l’adeguamento delle polizze assicurative.
C’è anche chi ha predisposto fossati per il raccoglimento dell’acqua piovana, o adeguato le fogne e il manto stradale, chi ha effettuato dei cambiamenti di tipo organizzativo, come la trasformazione dell’unità di crisi in una struttura organizzata permanente, o l’implementazione di organi interni per la valutazione dei rischi.
Interventi: Secondo le industrie danneggiate, ad oggi, gli interventi più stringenti da realizzare sono al primo posto la messa in sicurezza del territorio, le agevolazioni fiscali e gli interventi sulle infrastrutture.
Ristori: È stato chiesto se, in seguito all’alluvione, le aziende abbiano modificato i propri assetti assicurativi: il 58% ha risposto che l’attività era già coperta, il 35% ha comunque deciso di non modificare i propri contratti, e solo l’8% ha adeguato le coperture assicurative.
Quasi la metà delle imprese colpite (42,5%) non ha ricevuto alcun tipo di ristoro; chi li ha percepiti (da uno o più soggetti) è riuscito a coprire in media il 36% del danno subìto.
In questo secondo caso, il 35% dei rispondenti è stato rimborsato tramite i bandi dei due enti camerali con una percentuale sul danno pari al 10,8%, il 5% è stato rimborsato dalle assicurazioni con una percentuale sul danno pari all’89,5% e il 15% dal Governo, per lo più tramite Simest, con una percentuale sul danno pari al 55,3% (ammessa pluralità di risposte).
“Dando seguito a quanto fatto nell’immediato, quando abbiamo osservato un’incredibile ripartenza a pochi giorni dal disastro, i dati mostrano che le imprese hanno continuato per lo più ad aiutarsi da sole in questi dodici mesi, apportando miglioramenti sia a livello strutturale che organizzativo, per continuare a lavorare in sicurezza – conclude Bozzi – naturalmente lo spirito è ammirevole, ma da solo non può bastare: qualcosa è stato fatto, ma moltissimo ancora resta da fare, soprattutto intervenendo su tempistiche e lungaggini burocratiche”.