Indignazione. Questo è quello che esprimono i vertici di Confimi Industria Romagna alla notizia dell’accordo raggiunto nelle scorse ore da Lega e M5S.
Un aumento di 25 volte dei canoni per le concessioni e la sospensione di 18 mesi delle ricerche di idrocarburi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, questi i contenuti dell’accordo che ha lasciato il mondo dell’oil&gas ravennate nello sconcerto.
Parliamo, solo per quanto riguarda gli aderenti al sistema Confimi Romagna, di oltre 50 aziende direttamente o indirettamente coinvolte nel settore oil&gas, che occupa circa 1000 dipendenti, numeri importanti nell’economia locale ed esponenzialmente ancora più significativi in una proiezione nazionale.
Dunque a nulla è valso il recente appello del Sindaco De Pascale di fronte a un’intesa epitetata pubblicamente come disastrosa sotto vari punti di vista, in primis sul fronte dell’incostituzionalità. Infatti l’emendamento interviene sul Decreto Semplificazioni che tratta tutt’altro argomento. L’aumento dei canoni causerà ricorsi pesantissimi e porterà inevitabilmente a rinunce alle concessioni, senza pensare poi alla totale assenza di benefici, o meglio anche semplici tutele, per la questione ambientale.
Confimi Romagna, insieme alle aziende che rappresenta, fa sapere che serve rigore scientifico e non demagogia: se l’obiettivo della sospensione delle attività estrattive in Italia è quello di passare alle fonti rinnovabili, si dovrebbe anche avere il coraggio di lottare per non importare gas dall’estero. Tutto il resto è un becero teatrino allestito sulle spalle delle imprese e dei lavoratori.
Ora la commissione deputata proseguirà i lavori sul Decreto Semplificazioni che dovrebbe essere approvato il prossimo martedì.
Nel frattempo Confimi Romagna esprime la totale solidarietà nei confronti della manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 9 febbraio