Le attività che hanno risposto al sondaggio, prevalentemente ubicate nei Comuni della Bassa Romagna, dichiarano per il 22,2% uno scontrino medio tra 15 e 30 euro, per il 33,3% uno scontrino medio tra i 30 e gli 80 euro, per il 44,4% tra gli 80 e i 120 euro.

Riguardo alla tipologia di prodotti venduti, per l’11,1% le vendite riguardano beni utili, per il 22,2% prodotti di marca/fascia alta, per il 11,1% economici e non di marca, mentre ben il 55,6% dei prodotti venduti è attribuito alla voce “nessuno in particolare”.

Per il 44,4 % degli operatori le vendite sono stabili o in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre per il 55,6% si è verificata una diminuzione; in particolare sono stabili per il 33,3% degli interpellati, mentre l’aumento riguarda l’11,1%. Per quanto riguarda invece lo scontrino medio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente questo è invariato per il 44,4% dei commercianti che hanno partecipato al sondaggio mentre è diminuito per il 55,6%.

Circa l’andamento delle vendite nel periodo precedente l’inizio dei saldi, queste sono risultate in calo per il 66,7% dei rispondenti, in forte calo per il 22,2%, stabili per l’11,1%, mentre per nessuno si sono registrati aumenti.

Riguardo poi alle vendite dell’intero 2024, secondo il 66,7% sono state in calo, con solo il 33,3% che dichiara vendite stabili; anche in questo caso per nessuno si sono registrati degli aumenti. Venendo alle aspettative per l’ultimo mese di saldi, per il 55,6% le vendite saranno stabili, per il 33,3% in diminuzione mentre solo l’11,1% ritiene aumenteranno.

“Sono dati purtroppo in linea con quelli nazionali – osserva Luca Massaccesi, direttore Confcommercio Lugo – che registrano un calo medio dei consumi nel settore moda del 2,7% nel 2023. Anche i saldi invernali non sono riusciti a invertire la tendenza, registrando un calo del 4,5% a gennaio e del 4,6% a febbraio. Marzo, aprile e maggio sono stati mesi “freddi” per le vendite, con diminuzioni rispettivamente del 3,6%, del 7,1% e del 6,5% rispetto agli stessi mesi del 2023”.

“Se si vuole invertire la tendenza che vede inesorabilmente diminuire il numero dei negozi – prosegue Massaccesi -, oltre a una riflessione su periodo e modalità dei saldi, sarebbe necessario un intervento urgente del Governo sulle locazioni commerciali, ad esempio, con un credito d’imposta del 30% oppure con la cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto con un accordo specifico tra locatore e conduttore; sulla detrazione d’imposta ai consumatori per l’acquisto nei negozi di prossimità di nuovi prodotti di moda in cambio di quelli usati; sull’introduzione di un’aliquota Iva agevolata sui prodotti di moda sostenibili e made in Italy”; infine assoggettare il commercio on-line alle stesse imposte che gravano il commercio tradizionale.

“Per quanto riguarda il livello locale – conclude Massaccesi – è necessario che le Amministrazioni Comunali evitino provvedimenti penalizzanti in tema di accessibilità alle attività, si confrontino con le Associazioni di rappresentanza e adottino adeguate politiche di incentivazione, anche attraverso gli strumenti attivabili sulla base delle ultime normative regionali”.