Venerdì 5 febbraio 2021, all’esito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ravenna e condotta dalla Squadra Mobile di Ravenna, il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (S.C.I.P.) ha proceduto all’estradizione del cittadino albanese G.M, cl.’95, ritenuto elemento di spicco del narcotraffico operante nel nord Italia.
Dopo essere stato localizzato in Albania grazie all’attività di collaborazione tra la Polizia di Stato, lo SCIP e le forze di Polizia albanesi, l’uomo è stato fermato dalle forze di sicurezza del Paese delle Aquile in esecuzione del mandato di cattura internazionale nel frattempo emesso dalla Procura.
G.M. è il secondo trafficante arrestato con ordinanza di custodia cautelare emessa dall’A.G. ravennate nell’ambito dell’operazione antidroga “PIKE”, dopo il cugino G. G. cl.’93, al quale il provvedimento era stato notificato in carcere alla fine del 2019; i due soggetti, insieme ad un terzo componente, sono gravemente indiziati dello stoccaggio e detenzione di oltre 40 KG di eroina ed armi, rinvenuti in un appartamento di Ravenna nel febbraio 2018.
In particolare, l’operazione culminò con l’arresto di G. G., bloccato il 15.02.2018 a Rimini dagli agenti dell’Antidroga di Ravenna mentre stava consegnando due chilogrammi di cocaina e uno di hashish occultati a bordo della sua autovettura, appositamente preparata per il trasporto della droga.
La stessa sera dell’arresto di G.G. durante le perquisizioni delle abitazioni da lui utilizzate, insieme al cugino e a K.A. cl.’88, terzo componente del ristretto gruppo criminale – tuttora latitante -, il personale della Squadra Mobile ha fatto irruzione in un appartamento della prima periferia ravennate, scovando un vero e proprio laboratorio per il taglio, la preparazione ed il confezionamento di un ingente quantitativo di stupefacente.
All’interno dei locali, presi in affitto esclusivamente ai fini di lavorazione e stoccaggio, venivano sequestrati circa 42 chilogrammi di eroina, oltre 80 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina), frullatori, un’impastatrice professionale per miscelare i composti e una pressa idraulica con stampi per il confezionamento dei panetti. Gli individui coinvolti, peraltro, non avevano sottovalutato la necessità di difendere il carico illecito o imporre con la forza il loro predominio, armandosi di due revolver e due pistole semiautomatiche, corredate dalle necessarie munizioni, nascoste insieme allo stupefacente.
Gli elementi probatori acquisiti e gli esiti positivi delle indagini biologiche effettuate dal Servizio di Polizia Scientifica di Roma sui reperti DNA presenti nell’appartamento – confrontati con i profili genetici dei parenti residenti in Italia – hanno consentito di attribuire la responsabilità dei reati contestati ai tre indagati, cristallizzando un granitico quadro indiziario in esito al quale il G.I.P. di Ravenna ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre albanesi, insospettabili ed incensurati prima dei fatti.
4 milioni di euro è il valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato, on base alle analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, che hanno rilevato una percentuale di “principio attivo” superiore al 40%, che quindi avrebbe consentito ai trafficanti di quadruplicare il volume della droga.
Venerdì scorso, a seguito di rito abbreviato, il Tribunale di Ravenna, presieduto dal giudice Corrado Schiaretti –P.M. dr. Stefano Stargiotti- ha condannato K.A. e G. M. alla pena di 10 anni di reclusione ed euro 82.000 di multa, mentre G.G. ha riportato una condanna ad anni 11 di reclusione ed euro 84.000 di multa.