Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia di Ravenna, traccia un bilancio dell’incontro avuto con l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni a Roma a seguito dell’alluvione:
“Noi ci eravamo presentati a quell’incontro con quattro richieste unitarie di praticamente tutti i sindaci coinvolti nell’alluvione: 18 su 18 in provincia di Ravenna e la quasi totalità di quelli delle altre province a noi vicine.
Questo documento aveva quattro richieste. La prima: una parola chiara sul tema degli indennizzi. In questi giorni lo avete visto, lo abbiamo spiegato, il contributo di autonoma sistemazione per chi non può rientrare in casa, i primi moduli per una richiesta di un indennizzo a forfait di circa 5 mila euro e anche la possibilità di iniziare la ricognizione di tutti i danni subiti. Noi dobbiamo dire con chiarezza a una famiglia che ha subito 150 mila euro di danni o a un’impresa che a volte ha subito milioni di euro di danni, che il ristoro non è quello di 5 o di 20 mila euro, ma che sarà di ben altra portata. Noi ritenevamo che andasse indennizzato tutto il danno e la presidente del Consiglio a quel tavolo ha usato un’espressione: obiettivo 100 percento. In questi giorni sono partite polemiche perché ancora non si è detto dove si prenderanno i soldi, con che modalità, quando verranno stanziati. Io penso che se a un tavolo come quello, il presidente del Consiglio del nostro Paese dice obiettivo 100 percento, sia un dovere di tutti avere fiducia di questo obiettivo, di questo impegno e da un minuto dopo mettersi al lavoro per aiutare il Governo a raggiungere quell’obiettivo. Quindi secondo me su questo punto sono pretestuose le polemiche. Si deve lavorare insieme e si deve chiedere a questo punto al Governo di essere coerente con l’obiettivo che lui stesso ha dato.
Situazione molto diversa, invece, è quella legata alla ricostruzione: “In questo senso le nostre richieste erano quelle della nomina immediata di un Commissario straordinario alla ricostruzione e di risorse e poteri speciali, sia per aumentare la sicurezza idraulica del nostro territorio, non solo ricostruire gli argini come erano prima, ma fare nuove opere; perché se si dovesse ripresentare una pioggia come quella che è arrivata, non debba mai risuccedere quello che è già successo e dall’altra parte anche di risorse e poteri speciali. Perché in collina, ma vedremo durante l’estate purtroppo anche in alcuni casi in pianura, la rete stradale ha avuto danni enormi. Ci sono tante famiglie isolate, ci sono imprese che non riescono ad essere raggiunte, ci sono famiglie spezzate dalla distruzione di strade e vanno rifatte in tempo molto rapido. Vale per la nostra collina, vale per tutto l’Appennino tosco romagnolo probabilmente. Ecco su questa parte le risposte non ci sono state. E va detto, ma va detto per aiutare il Governo. E anche le dichiarazioni a cui abbiamo assistito oggi e nella giornata di ieri, su nove anni possibili, il Commissario alla ricostruzione fra un anno, non danno conto della gravità della situazione e quindi credo che sia in questo caso il dovere dei sindaci, ma è dovere di ogni cittadino di rappresentare al Governo che su questo versante serve un cambio di passo. Noi abbiamo fatto una proposta che era quella di utilizzare la stessa soluzione utilizzata per il terremoto dell’Emilia, ovvero la nomina dei presidenti delle Regioni, quindi non di un presidente di Regione, perché anche le Marche e la Toscana sono parzialmente coinvolte, come commissari e a cascata, di quello di utilizzare le istituzioni che esistono: le Province, i Comuni, i Consorzi di bonifica. Tutta la squadra che è già presente sul territorio e che vuole dare una mano e collaborare. Questa proposta può essere accettata o può essere rigettata. Ancora non lo abbiamo capito, ma l’unica cosa peggio di prendere una cattiva decisione è non prendere nessuna decisione.
Quindi il Governo ritengo si debba assumere la responsabilità di decidere, di decidere come vuole organizzare la struttura commissariale, quali poteri gli vuole dare, quali risorse vuole stanziare. Quello che i cittadini e le imprese devono sapere, e lo dico veramente senza nessuna polemica, è che sia per rifare gli argini delle opere idrauliche, sia per rifare le strade, se non ci sono poteri speciali e risorse speciali, i tempi rischiano di essere lunghissimi. Noi rischiamo di cadere in una situazione di totale paralisi, di dover fare iter burocratici mastodontici anche per fare opere di piccola entità e quindi anche un territorio forte, resiliente, grintoso come il nostro, rischia di andare in crisi. Ci è stato detto che giovedì prossimo alle 12 saremo riconvocati dal Governo. Ci andremo con lo stesso identico spirito costruttivo, sperando che giovedì prossimo si possa arrivare alla nomina della struttura commissariale. Però la dico così, serve anche nel tempo che abbiamo davanti, che non deve essere di 9 anni, ma non è neanche di 9 giorni, anche la forza per aiutare il Governo di dire bravi, bene, quando le cose sono fatte bene e di segnalare gli errori e le criticità non in maniera strumentale, ma a volte anche in maniera netta. Perché guardate cosa succede a Casola Valsenio, lo sanno a Casola Valsenio. Facciamo fatica a saperlo noi da Ravenna cosa succede a Casola, figuratevi da Bologna o da Roma. E quindi a volte serve anche in quei tavoli, avere la capacità, con intelligenza e con educazione, di alzare la voce e di segnalare quali sono i problemi. E la dico così anche di pretendere che vengano risolti.
Per fare un rigassificatore a Ravenna si è fatto una norma speciale per autorizzarlo in 120 giorni. Può essere che per ricostruire una strada a Casola Valsenio o per rifare un argine a Bagnacavallo o a Ravenna, ci si debbano mettere dieci anni. Non è accettabile e anche immorale, secondo me e quindi è nostro dovere chiedere che quello che ci spetta venga fatto”.