“Il ricordo di chi hai amato, il futuro della ricerca”: questo è il motto con cui l’Istituto Oncologico Romagnolo è tornato coi suoi volontari agli eventi di raccolta fondi in presenza. Una presenza tutt’altro che banale e scontata: stavolta l’occasione erano gli stand aperti all’entrata dei principali cimiteri del territorio in occasione della Commemorazione dei Defunti, celebrazione che ricorre il 2 novembre e che richiama molte persone a portare un omaggio agli affetti scomparsi. Il meteo non esattamente clemente e la pandemia ancora in atto non ha fermato la voglia di generosità e di fare la differenza dei volontari IOR, pronti a ricevere offerte in cambio delle tradizionali targhette personalizzabili.I cittadini della provincia di Ravenna hanno dimostrato di apprezzare questo piccolo pensiero e di aver compreso come il ricordo di una persona cara potesse diventare un gesto concreto a favore dei tanti che lottano contro il cancro ogni giorno:il ricavato infatti è stato di circa 41.000 euro, 9.100 per il comune di Ravenna, 16.600 per Faenza e 15.000 per quello di Lugo. Cifre davvero importanti che aiuteranno l’Istituto Oncologico Romagnolo a sostenere la ricerca scientifica che offre le prospettive di cura più promettenti,in modo da portare al letto del paziente nuove speranze di guarigione e restituire loro il tempo che il tumore cerca di sottrargli.
Il significato concreto di quest’ultima frase, che è molto più di un motto, sta tutto nelle parole di Silvia, paziente oncologica che ha donato la propria testimonianza allo IOR. «Sei anni fa mi è stato diagnosticato un melanoma in fase avanzata, con 18 linfonodi su 21 positivi alle metastasi.A quanto ne sapevo io, una volta che si diffonde, è un tumore che non lascia scampo: invece, grazie ad una cura sperimentale, oggi sono ancora qui.Sono stata accanto a Emma per la sua comunione; ho applaudito Arianna al suo saggio di danza. Vedo crescere le mie figlie ogni giorno, e per ogni giorno su questa terra sono grata alla ricerca». Una donazione in memoria di una persona cara aiutano quindi amantenerne vivo il ricordo nella gratitudine e nell’affetto di chi può vivere un giorno, un mese, un anno in più vicino ai propri affetti.
«Si tratta di una lezione che i nostri volontari hanno dimostrato non solo di aver appreso ma anche interiorizzato a tal punto da voler essere presenti a tutti i costi nonostante il freddo cominci a farsi sentire e il Covid imponga un’attenzione ancora molto elevata – spiega il Direttore Generale IOR, Fabrizio Miserocchi –l’impegno di quello che il prof. Amadori chiamava “il nostro popolo” è stato tale da aver permesso un contributo di circa 120.000 euro su tutta la Romagna. Si tratta di una cifra che, in tempi di pandemia, fa riflettere circa il modo in cui l’esperienza del volontariato sia vissuta nella nostra terra come qualcosa di molto più totalizzante di un semplice passatempouna tantum: chi si muove per presidiare uno stand in un periodo complesso e dimostrare la vicinanza dello IOR alle persone che affrontano questa particolare celebrazione lo fa perché sa che la causa che porta avanti farà la differenza nel concreto per i tanti che soffrono. In un periodo in cui lo scetticismo nei confronti della ricerca e della scienza è purtroppo molto forte penso sia un segnale molto importante».