Si è inaugurata al Grand Palais di Parigi la mostra dal titolo “Venezia la Splendida /Éblouissante Venise”, alla presenza della Première Dame, Brigitte Macron, e di una selezionatissima lista di prestatori tra cui Ca’ Rezzonico di Venezia, il Louvre di Parigi, l’Ashmolean Museum di Oxford e il Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna.
La collaborazione agli eventi culturali di rilevanza scientifica, e di indubitabile valorizzazione, si affianca, nell’agenda del Comune di Ravenna-Assessorato alla Cultura e del Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, all’attività espositiva ed è espressione della cultura di sistema promossa dalle linee di indirizzo internazionali fissate nella Convenzione di Faro, e auspicate dalle raccomandazioni Icom (International Council of Museums).
Il patrimonio culturale è riconosciuto come valore condiviso del Paese e come elemento di protagonismo italiano nell’orizzonte europeo. Merita quindi una sottolineatura l’attività diplomatica per la valorizzazione del patrimonio in occasione di eventi espositivi di particolare rilevanza. «Ogni volta che ci viene chiesta in prestito un’opera per una mostra – afferma l’Assessora alla Cultura, Elsa Signorino – noi tutti avvertiamo come un moto di orgoglio e sorpresa a un tempo. Questa esperienza è la traccia dell’affezione al nostro patrimonio ed è per questo che l’Amministrazione ne promuove la valorizzazione nel consesso scientifico. Non c’è vitalità, per una comunità locale, se non nel quadro di una rete comunitaria di ampio respiro che condivida obiettivi e finalità. Non dobbiamo poi dimenticare che le opere d’arte sono ambasciatrici nel mondo della nostra Città e della civiltà che esprimono».
Il Direttore del Mar, Maurizio Tarantino, interviene, dopo aver ricordato il recente accordo di collaborazione con il Complesso Museale di Palazzo Ducale a Mantova, precisando che «le opere conservate presso la Galleria sono la restituzione plastica della dignità dell’opera d’arte e della larga fortuna che ha avuto in Europa. Non c’è corte europea che non si sia dotata di opere d’arte italiane, simbolo di lignaggio culturale. In quest’ottica, grazie al prestito, Parigi restituisce prestigio alla nostra Città. Rivedere le nostre opere Oltrefrontiera è un’occasione, anche per noi, per rinfrescare lo sguardo opacizzato dalla familiarità. Si tratta di un’esperienza di “sprovincializzazione” rispetto a un comune sentire che vuole le collezioni ravennati di rilevanza marginale, un giudizio ampiamente superato dalla moderna storiografia».
La mostra è un omaggio alla Serenissima nella stagione degli ultimi fuochi che precedono la dissoluzione, quando l’Armée di Napoleone pone fine alla sovranità del Doge. Come si legge in apertura di mostra – documentata per il Museo dalla conservatrice, Alberta Fabbri – «Venezia, con il suo fascino unico, conquista l’Europa. Il territorio in cui la città è stata edificata, un arcipelago di oltre cento isole trasformate in città monumentale, il suo regime politico, le sue tradizioni artistiche e musicali, il suo carnevale la rendono singolare e incantevole.» La Repubblica di Venezia è, nel corso del Settecento, una potenza inserita a pieno titolo tra quelle che contano in Europa. E tuttavia, nel corso del secolo, è scossa da un susseguirsi di crisi, in campo economico e sociale, che ne provocano il declino accelerandone la caduta nel 1797 per mano delle truppe napoleoniche. Eppure, malgrado il contesto, un’esuberante vitalità si impossessa della città. In questo periodo fervono come non mai le attività legate alla vita dei grandi centri. Artisti e artieri protagonisti della vita di Venezia – pittori, scultori e decoratori, insieme a compositori, drammaturghi, musicisti e cantanti – sono celebri in tutta Europa.
«Lo scopo che questa mostra si prefigge – si legge – è quello di ripercorrere quest’ultima età dell’oro mettendo l’accento sull’influsso esercitato dagli artisti veneziani in Inghilterra, Francia Germania e Spagna. Tale mostra pone altresì l’accento sulla potenza del mito che fa capolino nelle opere ispirate dalla giubilante e decadente Repubblica Serenissima.»
Ecco allora che il dipinto di Giovanni Antonio Pellegrini, L’incontro fra Alessandro e il re indiano Porus, così riconoscibile per la freschezza spumeggiante del gusto rocaille, in mostra beneficia dell’accostamento con altre opere dello stesso autore, ora presso l’Ashmolean Museum di Oxford e, a Parigi, presso il Louvre. «L’affluire a Venezia di facoltosi stranieri, brillanti esperti e collezionisti – così nella sezione “La diaspora degli artisti veneziani in Europa” – contribuisce a rafforzare la fama degli artisti veneziani in tutta Europa aprendo così nuove prospettive per tutti coloro che, nella città lagunare, patiscono una crisi economica sempre più profonda che sfocia in una drastica diminuzione di opere commissionate. L’arte veneziana varca così i suoi confini e, in base ai paesi, offre agli artisti coinvolti nuove opportunità: le vedute di Antonio Canaletto in Inghilterra, i ritratti a pastello di Rosalba Carriera in Francia, le grandi decorazioni rococò di Giambattista Tiepolo nei paesi germanici. Dietro alcune opere commissionate, come quella del re di Spagna a Giambattista Tiepolo, si nascondono talvolta vere e proprie sfide diplomatiche tra gli Stati.»
La mostra, promossa e realizzata da Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais Champs Elysées, con la collaborazione dei Musei civici di Venezia, porta la firma di Cathérine Loisel, curatrice del Dipartimento Arti Grafiche del Louvre, ed è realizzata con il supporto di scena di Macha Makeïeff alla quale si deve la ricomposizione degli aspetti di costume. Dal 24 febbraio 2019 la mostra, rimodulata nei prestiti, sarà visitabile a Venezia a Palazzo Ducale.
Il dipinto è stato affidato per l’occasione alle cure di Manuela Mattioli di Bologna che ha condotto il restauro sostenuto da Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais Champs Elysées.