Con la produzione ‘di rosso’ in calo cresce la domanda, ma i fenomeni speculativi dei ‘soliti noti’ minacciano i prezzi
Meno uva, in particolare a scarseggiare è quella rossa, ma di ottima qualità e con una gradazione elevata. A poco più di due settimane dal termine della vendemmia, Coldiretti Ravenna traccia un primo bilancio della campagna in corso. “Il calo di produzione, rispetto all’anno precedente si conferma, sia in collina che in pianura, compreso mediamente tra il 30 e il 40% – afferma il Presidente provinciale Nicola Dalmonte – di contro, grazie ad uve belle e sane, abbiamo un monte-gradi piuttosto elevato. Vista poi la crescente richiesta di vino rosso, vuoi per l’esaurimento delle giacenze che per la raccolta annuale di uva rossa che si prevede limitata, il tutto mentre anche in Spagna la produzione è crollata, ci aspettiamo una robusta ripresa dei prezzi, sinora non in linea con le previsioni”. In questa fase, dunque, l’attenzione di Coldiretti è tutta rivolta a scongiurare e denunciare quei fenomeni speculativi che rischiano di inquinare un mercato vivo e reattivo andando come sempre a penalizzare il primo gradino della filiera: “La qualità c’è, la domanda pure – afferma il Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini – in presenza di queste due fondamentali leve di mercato e al contempo di un’offerta limitata, non possiamo che attenderci prezzi delle uve adeguati e in linea con i reali valori di mercato”. Coldiretti Ravenna, da qui a fine vendemmia, continuerà a vigilare con attenzione denunciando, assicura il Direttore, “ogni atteggiamento speculativo, a partire da quelli di certi rappresentanti di imprese che ‘ci provano’ pubblicizzando una campagna vitivinicola che è ben lontana dalla realtà”. L’auspicio di Coldiretti è “che le tante positività di questa vendemmia si traducano in quotazioni appropriate, che tengano conto della qualità e del reale rapporto tra domanda e offerta. Su questo, come sul rischio di importazioni ingiustificate di vino estero, vigileremo attentamente perché certe azioni di inquinamento del mercato, se messe in atto, potrebbero provocare danni alla filiera vitivinicola ravennate e quindi ad un’agricoltura provinciale già provata da un’estate frutticola non certo soddisfacente”.