Le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso circa 1,2 miliardi di euro negli ultimi cinque anni e mezzo a causa del blocco alle spedizioni in Russia che ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presente insieme a Filiera Italia alla fiera agroalimentare di Mosca PRODEXPO 2020, visitata dalla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, sulla quale pesa l’embargo deciso dal presidente Vladimir Putin con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell’Unione Europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina.
L’embargo è costato carissimo anche ai produttori ravennati di ortofrutta che si sono visti privare della possibilità di esportare sul mercato russo, un bacino che valeva 150milioni di consumatori e che rappresentava lo sbocco per un buon 25% della produzione di frutta estiva. Senza contare gli effetti provocati ‘a caduta’ dall’embargo.
La chiusura del mercato russo, infatti, ha fatto sì che Spagna, Grecia e la stessa Italia abbiano concentrato il proprio export ortofrutticolo sull’Europa con aumento dell’offerta, saturazione del mercato e inevitabile crollo dei prezzi alla produzione. La riapertura delle frontiere russe è quindi fondamentale per ridare ossigeno all’export tricolore e ravennate, anche se – precisa la Coldiretti – va segnalato che negli ultimi anni si è verificato un recupero e nel 2019 l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 5% rispetto all’anno precedente ma solo grazie ai comparti non colpiti dal blocco, come il vino, le paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio, a conferma della fame d’Italia dei cittadini russi. I valori – conclude la Coldiretti – rimangono comunque nettamente inferiori a quelli del 2013, l’ultimo anno prima dell’embargo, quando le esportazioni agroalimentari Made in Italy avevano raggiunto i 705 milioni di euro.
“Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea ed è importante che si riprenda la via del dialogo – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando inoltre che – il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”.