“I numeri testimoniano che il piano di controllo del cinghiale richiesto a gran voce da Coldiretti Ravenna funziona e che la strada intrapresa per tutelare il reddito delle aziende agricole, la sicurezza sanitaria e quella pubblica-stradale è quella giusta”.
Questo il commento del Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte, alla luce della recente azione di controllo messa in atto nei giorni scorsi all’interno dell’Oasi di Cavina, nell’alto Faentino, dove sono presenti diverse aziende agricole e dove in una sola ‘uscita’ sono stati abbattuti ben 26 ungulati.
“Con l’attivazione del piano di controllo, del quale la nostra provincia era sprovvista fino a pochi mesi fa e in particolare con l’introduzione del meccanismo dell’autodifesa da parte degli agricoltori nonché della possibilità di intervenire in forma collettiva dentro gli istituti protetti e nelle aziende faunistiche,di fatto le zone in cui il cinghiale ha potuto sinora moltiplicarsi tranquillamente per poi irradiarsi sul territorio – aggiunge il Direttore Assuero Zampini – si sta ripristinando quell’equilibrio faunistico-ambientale che negli anni, proprio per la mancanza di un piano di controllo e con una conseguente proliferazione massiva degli ungulati, era venuto meno”.
Se, dunque, ilcontenimentodel cinghiale,checon la sua proliferazione negli ultimi annihacausatotanti dannialle aziende agricole generando anchepericolisulle stradeper i cittadini, sembra finalmente dare i risultati attesi, nuovi problemi per gli imprenditori agricoli giungono ora dalla diffusione incontrollata del lupo.
Da mesi alcuni branchi si aggirano in pianura, come testimoniato anche dal video che proprio ieri ha immortalato tra esemplari adulti nelle campagne tra Boncellino, Bagnacavallo e Russi, nonché dagli atti predatori avvenuti nelle zone della Bassa Romagna ai danni di allevamenti e aziende agricole con uccisione di pecore, capre, oche, anatre e anche di animali domestici.
Altri episodi sono stati segnalati, inoltre, sulle prime colline faentine dove la presenza del lupo è da sempre accertata e la convivenza con le imprese zootecniche a dir poco precaria.
Proprio nei giorni scorsi Coldiretti, a livello regionale, ha richiesto di procedere quanto prima adun aggiornamento del Piano Lupoconsentendo alleRegioni di intervenire medio tempore al fine di contenere la proliferazione incontrollata di questi selvatici e i conseguenti danni. Le criticità – come ribadito dal Presidente di Coldiretti Emilia-Romagna Nicola Bertinelli – non riguardano più solo il settore agricolo ma si tratta di una minaccia per tutta la popolazione”.
Il lupo –ha sottolineato laColdiretti regionale – rappresenta sempre più una minaccia per gli animali al pascolo. ma anche per gli animali domestici e sono sempre più frequenti le segnalazioni di avvistamenti anche in prossimità di stalle e centri abitati. C’è il rischio concreto che quella che è sempre più un’emergenza comporti l’abbandono delle aree interne e montane, con evidenti effetti sull’assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull’intera collettività, tanto più considerando i sempre più evidenti sfasamenti climatici.
“A oggi sono attivi bandi sia sul PSR sia bandi regionali che prevedono contributi a fondo perduto per la prevenzione e la difesa degli allevamenti dai danni provocati dalla fauna selvatica, compreso il lupo,anche se i fondi non sono sempre sufficienti per coprire le richieste degli agricoltori e spesso anche i tempi di liquidazione sono troppo lunghi. Per questoColdirettiha chiesto l’implementazione dei fondi per far sì che tutte le aziende danneggiate possano avere il giusto risarcimento. Ma l’obiettivo prioritario resta evitare che i risarcimenti siano necessari”.