Con la brusca impennata dei contagi che ha tagliato le vacanze e le uscite fuori casa a fine anno si registra una forte contrazione nella spesa dei consumatori in bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi, spesa che nel 2021, a livello nazionale, aveva toccato circa 60 miliardi di euro ed è oggi in calo di oltre 20 miliardi rispetto al periodo pre-pandemia, nonostante l’aumento rispetto allo scorso anno.
E’ quanto emerge dal bilancio di fine anno sui consumi alimentari fuori casa elaborato dalla Coldiretti dal quale si evidenzia una situazione di difficoltà del settore che si trasferisce poi anche sulle aziende fornitrici di prodotti agricoli e alimentari.
La situazione pandemica ha colpito duro l’intero settore della ristorazione, compreso quello agrituristico-ricettivo locale.
Il recupero che si è verificato rispetto allo scorso anno per effetto soprattutto dei buoni risultati estivi non è stato, infatti, purtroppo mantenuto negli altri periodi.
Solo il 14% dei cittadini ha deciso – rileva la Coldiretti – di festeggiare il Capodanno fuori al ristorante, in trattorie e agriturismi che sia a Natale che per San Silvestro hanno sofferto per via delle numerose disdette last minute a tavola e negli alloggi con percentuali che secondo Terranostra Ravenna hanno superato anche il 50%.
Gli agriturismi – sottolinea Coldiretti – spesso situati in zone isolate della montagna o della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.
Si registra, di converso, anche per gli agriturismi, il boom delle consegne a domicilio e dell’asporto, favorito dal crescente numero di cittadini in isolamento o in quarantena, senza dimenticare quanti hanno organizzato pranzi e cene nelle case perché privi di green pass rafforzato necessario per mangiare fuori. Un balzo tuttavia insufficiente a coprire le perdite del settore agrituristico e della ristorazione più in generale.
La situazione di difficoltà non coinvolge solo le 360mila realtà della ristorazione ma si fa sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini soprattutto nelle località turistiche per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Il risultato è che sono mancati acquisti in cibi e bevande da parte della ristorazione per un valore di circa 5 miliardi rispetto a prima della pandemia con un danno a pioggia sulle 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari presenti nella filiera agroalimentare.